Gianni Agnelli oggi avrebbe compiuto cento anni, la storia dell'Avvocato ha viaggiato parallela a quella d'Italia

Gianni Agnelli oggi avrebbe compiuto cento anni, la storia dell'Avvocato ha viaggiato parallela a quella d'Italia

Gianni Agnelli oggi avrebbe compiuto cento anni, la storia dell'Avvocato ha viaggiato parallela a quella d'Italia


Nato il 12 marzo 1921 a Torino si è spento il 23 gennaio del 2003, una vita carica di successi, ma anche di drammi personali come il suicidio del figlio

Questa mattina all’alba, nel giorno del suo centesimo compleanno, avrebbe telefonato al direttore del quotidiano La Stampa per confrontarsi sulle notizie del giorno oppure al direttore di Tuttosport per parlare di calcio. L’Avvocato, per tutti quello con la “a” maiuscola, era un mattiniero.


La vita di Gianni Agnelli

Nato in Corso Oporto a Torino, nel 1921 perse il padre quando aveva 15 anni. “Il fondamento giuridico del dolo e della colpa” è il titolo della sua tesi di Laurea in Giurisprudenza. Diventa presidente della Fiat relativamente tardi, nel 1966, quando già aveva 45 anni; dal quel privilegiato punto d’osservazione vede scorrere la storia d’Italia e ne è protagonista: dalla marcia dei 40mila agli anni di piombo, dalle imprese sportive della Juventus e della Ferrari alle tragedia umane, la morte a 33 anni di Giovannino Agnelli, nipote ed erede designato a quella del figlio Edoardo che si suicida nel 2000 buttandosi da un ponte. Gianni Agnelli è stato un pezzo di storia di questa nazione. L’Italia degli anni ’80-‘90, comunque la si pensi, passa anche dalla Fiat. In molti in queste ore hanno ricordato la figura dell’Avvocato.


Il ricordo di Henry Kissinger

Tra questi uno dei suoi più cari amici, il 97enne, Henry Kissinger: “Gianni Agnelli aveva molteplici interessi e passioni, era un uomo del Rinascimento: amava l'Italia, credeva nell'Europa unita e si sentiva profondamente legato all'America''. Con queste parole l'ex Segretario di Stato Usa parlando con il quotidiano La Repubblica. “Gianni amava l'America per due ragioni diverse ma intrinsecamente legate fra loro'', una famigliare, ''la madre e la nonna erano americane''. La seconda ''aveva a che fare con le sue convinzioni: credeva che il futuro dell'America e dell'Europa fossero strettamente collegati. Non riusciva a pensarle divise, separate. Su ogni fronte della vita, della creatività, della politica, dello sviluppo. Dunque per Gianni l'America non era solo business, ma una combinazione unica di interessi ed affetto personale''.


Le parole del nipote John

Anche il nipote John Elkann, presidente di Exor, Stellantis e Ferrari, erede delle cariche del nonno lo ha ricordato: "In ogni generazione, come diceva mio nonno, c'è bisogno di qualcuno che abbia voglia e penso che il punto più importante dell'insegnamento che ho ricevuto e che abbiamo ricevuto è quello di fare in modo che sentisse la responsabilità e avesse voglia di intraprendere". "Mio nonno - ha proseguito Elkann parlando con Porta a Porta, la trasmissione di Bruno Vespa - non era sicuramente una persona che forzava e ci ha dato un'ampia libertà di scelta e la possibilità che la nostra generazione ha avuto è stata la possibilità di impegnarci in un momento di enorme difficoltà che era quello in cui la Fiat si trovava agli inizi degli anni duemila. "È sempre nei momenti di grande difficoltà, di grande cambiamento che la convinzione nel fare qualcosa venga fuori - ha detto ancora - ed è per questo che crescendo più comprendo questa libertà che mio nonno ci dava nel rispettare le nostre scelte proprio per tirar fuori quello che uno realmente sente e ha voglia di portare avanti".


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