Oggi ricorre l'anniversario della morte di Stefano Cucchi, gli furono fatali le botte subite dopo l'arresto
Oggi ricorre l'anniversario della morte di Stefano Cucchi, gli furono fatali le botte subite dopo l'arresto
22 ottobre 2022, ore 10:00
agg. 28 ottobre 2022, ore 16:22
Il 22 ottobre 2009 morì Stefano Cucchi. Aveva 31 anni, è stato selvaggiamente picchiato da due Carabinieri poco dopo l'arresto per detenzione di sostanze stupefacenti. Dopo anni di depistaggi, la verità è emersa
PICCHIATO SELVAGGIAMENTE
Sono già passati tredici anni. Stefano Cucchi è morto il 22 ottobre 2009. Lo hanno ammazzato di botte, poco dopo il suo arresto. La verità a lungo è rimasta nascosta da una serie di depistaggi. Ma ora il quadro è chiaro. Il decesso è avvenuto mentre il giovane era sottoposto a custodia cautelare. Una settimana prima, il 15 ottobre, il 31enne geometra romano era stato fermato dai Carabinieri e trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Nella notte successiva al fermo, Cucchi venne picchiato da due Carabinieri, dopo un alterco nato dal fatto che il fermato aveva rifiutato di essere sottoposto ai rilievi della Scientifica. Il giorno successivo Cucchi riferì di stare male. Davanti al giudice per la convalida del fermo il giovane presentava evidenti ematomi, inoltre faticava a camminare e a parlare. Nei giorni successivi, per l'aggravarsi delle condizioni, Stefano Cucchi fu trasferito al reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini; dopo la prima udienza, i familiari cercarono a più riprese di vederlo, o perlomeno conoscere le sue condizioni fisiche, ma senza successo: essi ebbero nuovamente notizie del proprio congiunto solo quando un ufficiale giudiziario si recò presso la loro abitazione per notificare l'autorizzazione del magistrato a eseguire un'autopsia. Stefano Cucchi è morto all'alba del 22 ottobre; al momento del decesso pesava solamente 37 chilogrammi. La foto del suo martoriato cadavere è divenuta drammaticamente iconica.
BUGIE E DEPISTAGGI
Poco dopo il decesso, il personale carcerario negò di avere esercitato violenza sul giovane e furono formulate diverse ipotesi sulla causa della morte, si parlò di un supposto abuso di droga e si puntò il dito su pregresse condizioni fisiche. Per contrastare le false affermazioni sulla morte di Stefano, la famiglia pubblicò alcune foto del giovane scattate in obitorio, nelle quali sono ben visibili vari traumi contusivi ("volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata e la dentatura rovinata") e un evidente stato di denutrizione. Come spesso capita in questi casi, chi cercava di vederci chiaro rimbalzò contro un muro di gomma, con vari apparati delle forze dell’ordine intenti a proteggersi e a coprirsi a vicenda. Ma la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, non si è arresa; ha combattuto e ha contribuito a far emergere la verità.
BATTAGLIA PER LA VERITA'
Le indagini sono stati lunghe, l’iter processuale ancora di più. Il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale: il loro compito era tutelare l’ordine e far rispettare la legge, hanno tradito la loro missione e hanno ammazzato di botte un detenuto che tra l’altro non poteva difendersi. I procedimenti giudiziari hanno coinvolto anche da un lato i medici dell'ospedale Pertini, dall'altro continuano a coinvolgere, a vario titolo, più militari dell’Arma dei Carabinieri, accusati di aver coperto i comportamenti criminali di alcuni loro colleghi e di aver mentito per ostacolare la verità. Quanto accaduto ha acceso l’attenzione dell’opinione pubblica e ha sollevato un’onda di emozione e indignazione. Oltre a una serie di documentari, la vicenda è stata ricostruita anche in un film interessante e intenso: “Sulla mia pelle” del regista Alessio Cremonini, con l’attore Stefano Borghi nel ruolo di Stefano Cucchi. La pellicola, del 2018, è stata selezionata come film di apertura della 75esima edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica a Venezia. La madre di Stefano Cucchi, Rita Calore, è stata per anni in prima linea per riabilitare la figura del figlio: è morta lunedì scorso.