12 febbraio 2022, ore 14:00
Il colosso farmaceutico ha inviato una lista di esuberi per il sito produttivo siciliano
La Sicilia e il catanese conoscono una nuova crisi aziendale, questa volta da un settore che mai nessuno avrebbe pensato si sarebbe trovato in difficoltà dallo scoppio della pandemia in poi, ossia quello farmaceutico. Il colosso Pfizer, presente in Italia con due stabilimenti ad Ascoli Piceno e Catania, ha comunicato ai sindacati e a Confindustria una lista di centotrenta dipendenti in esubero con contratto a tempo indeterminato nella sede siciliana. "C'è il rischio di una vera e propria crisi sociale" ha commentato a RTL 102.5 Alessandro Sanfilippo del sindacato Uiltec di Catania. Dal canto suo, il colosso farmaceutico assicura che si sta "lavorando insieme con le organizzazioni sindacali per valutare tutte le possibili opzioni a supporto dei lavoratori".
Gli esuberi
Il sette febbraio scorso l'azienda ha comunicato una lista di esuberi pari a centotrenta dipendenti avviando delle procedure di mobilità; non è escluso infatti che venga chiesto ai lavoratori di trasferirsi nella sede marchigiana di Ascoli Piceno, che Pfizer sembra intenzionata a potenziare. Dalla fine del mese di febbraio, inoltre, non sarà rinnovato il contratto di altre decine di lavoratori dell'indotto, che a quanto si apprende ammonterebbero ad altri ottanta lavoratori. Alla base della decisione di Pfizer ci sarebbe l'impossibilità dello stabilimento catanese di partecipare alla produzione di vaccini, diventato negli ultimi due anni uno dei principali campi di produzione dell'azienda. Parallelamente, la domanda di farmaci iniettabili a base di penicillina prodotti nel sito siciliano sembrerebbe conoscere un calo della domanda a partire dall'utilizzo ospedaliero.
I timori dei sindacati
Il dialogo tra azienda, sindacati e istituzioni resta serrato. I lavoratori hanno annunciato uno sciopero per il prossimo quattro di marzo. "Rappresentiamo le famiglie che stanno subendo questa difficile situazione per il Catanese e per tutta la Sicilia. Le nostre paure si sono concretizzate con l'annuncio degli esuberi. Da anni abbiamo chiesto aiuto alle istituzioni locali" continua Sanfilippo. E dallo scoppio della pandemia, "il nostro sito non ha potuto produrre vaccini, che richiedono attrezzature particolari". L'azienda ha fatto sapere di per suo di voler continuare a mantenere il sito produttivo "parte integrante della rete globale di produzione e fornitura", programmando un intervento di modernizzazione con un investimento di 27 milioni di euro nei prossimi tre anni.
Il caso arriva in Parlamento
Dopo la mobilitazione dei sindacati e dei lavoratori, tre deputati di Liberi e Uguali hanno presentato un'interrogazione al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti chiedendo "se il ministro fosse a conoscenza dei fatti e quali iniziative di sua competenza vorrà porre in essere con la massima urgenza per evitare l'ennesima crisi occupazionale in Sicilia". I parlamentari hanno parlato del rischio di "perdita di una struttura produttiva in un settore strategico quale quello farmaceutico come dimostrato anche dalla recente e ancora in corso crisi sanitaria per la diffusione della pandemia da Covid". Anche la senatrice del Movimento cinque stelle Nunzia Catalfo, già ministro del Lavoro, ha assicurato che si continuerà a seguire la vicenda "assicurando in tutte le sedi istituzionali il doveroso confronto tra le parti".