Omicidio Campai: L’agghiacciante confessione del 17enne: “volevo scoprire cosa si provava”
Omicidio Campai: L’agghiacciante confessione del 17enne: “volevo scoprire cosa si provava” Photo Credit: agenzia fotogramma
28 settembre 2024, ore 11:20 , agg. alle 16:29
Il ragazzo ha contattato la donna tramite un sito di incontri sul web e le ha promesso dei soldi in cambio di un rapporto sessuale. Poi l’ha uccisa a mani nude
"Volevo scoprire che cosa si prova ad uccidere". Queste le parole che, secondo la Gazzetta di Mantova, avrebbe pronunciato davanti ai carabinieri, in una sorta di confessione, il 17enne accusato di aver ucciso in modo premeditato il 19 settembre scorso, nel garage di casa, a Viadana Maria Campai, 42enne romena contattata su una chat di incontri.
I FATTI
Appassionato di arti marziali, avrebbe ucciso la vittima a mani nude, facendo prima più volte ricerche online su come fare, e sul web avrebbe anche cercato informazioni su pratiche erotiche estreme. Il giorno dell’omicidio il giovane ha esaminato sui siti di incontri profili di diverse donne e la scelta era poi ricaduta su Maria. Le ha dato appuntamento in una strada a fondo chiuso a Viadana, promettendo un pagamento. La donna è arrivata in macchina accompagnata da un amico marocchino. L’uomo ha raccontato di aver intravisto il ragazzo prima di lasciare l’amica, e lo ha descritto curato e ben vestito, con indosso occhiali da sole. I due si sono mossi a piedi per recarsi a casa del 17enne, si sono appartati nel garage utilizzato come palestra del ragazzo, che pratica assidui allenamenti di Mma, uno sport da combattimento. I due hanno avuto un rapporto sessuale cui sono seguite discussioni relative a richieste che la donna non voleva assecondare. A quel punto il sospettato avrebbe colpito la 42enne con violenza, uccidendola.
LA CONFESSIONE
L’assassino, che in parte ha confessato, ha trascinato il corpo oltre una rete metallica e per nasconderlo in una siepe sotto delle foglie, in una villetta abbandonata vicina. Poi è tornato sul luogo del delitto per ripulirlo dal sangue, senza peraltro riuscirci, ed è rincasato. Il padre del ragazzo, nato in Albania e assunto in una ditta che ripara lampioni, ha raccontato che era convinto che il figlio si trovasse in palestra al momento dei fatti. Ha aggiunto che, se davvero colpevole, pagherà quello che sarà giusto pagare, ma ha anche espresso la teoria secondo la quale vi sarebbero stati dei complici, almeno due. Il giorno dopo l’omicidio, la sorella della vittima ha iniziato a cercare Maria, distribuendo volantini con il volto della scomparsa, poi si è rivolta alle autorità, che sono arrivate all’omicida incrociando i tabulati telefonici e individuando le celle a cui si erano agganciati.
IL CARCERE
Il ragazzo sembrerebbe non aver mostrato alcun segno di pentimento e ora si trova nel carcere minorile Beccaria di Milano, dove gli inquirenti stanno continuando ad interrogarlo per chiarire il piano criminale, laddove il ragazzino fosse in attesa di trasferire altrove il corpo.