Il red carpet del Dolby Theater di Los Angeles per la prima volta nella storia in tinta champagne. La metafora perfetta di un’edizione degli Oscar, la novantacinquesima, in cui non sono mancate novità di "colore". Non per le pellicole premiate, dove tranne Everything Everywhere all at once, che incontrava il favore dei pronostici e si è aggiudicato ben 7 statuette, si sono registrate fin troppe, inaspettate, mani vuote (tra cui quelle di Steven Spielberg...). Ma se i veri cinefili sono rimasti con qualche dubbio, c'è da dire che lo show ha regalato non pochi momenti interessanti, tra prime volte, discorsi emozionanti e qualche polemica.
PAROLA D'ORDINE: CREDERCI
Gli Oscar, si sa, fanno gli Oscar. Ma è per questo che tra tanti momenti preparati, l'emozione sincera travolge.
"Grazie per avermi dato la possibilità di salvarmi" dice Brendan Fraser, miglior attore protagonista in
The Whale. E quello con la balena, che scende in profondità ma trova sempre il modo di risalire a respirare, è il paragone scelto dall'interprete. Lui, che riceve l'Oscar quando forse non ci credeva più. Dopo una carriera che gli aveva regalato molto negli anni Novanta, per poi trasformarsi in un'altalena. Ma il messaggio che nulla sia impossibile è quello scelto anche da
Ke Huy Quan, miglior attore non protagonista per il già citato Everything Everywhere all at once. Porta sul palco la sua storia personale, quella di un ex profugo vietnamita, arrivato negli Stati Uniti tra mille difficoltà. “Il mio viaggio è cominciato su una barca" ha raccontato, spiegando di aver trascorso più di un anno in un campo profughi. Tanto impegno, fino ad arrivare sul palco più prestigioso ad Hollywood. "Dicono che le storie così sono solo per il cinema, ma sono storie reali, è questo il vero sogno americano. Credete nei vostri sogni".PREMI SENZA ETÀ
Ma è forte anche l'impronta femminile.
"Alle signore, vorrei dire: non lasciate che vi dicano mai che avete passato una certa età". Ringrazia con il sorriso Michelle Yeoh, stringendo la statuetta di una delle categorie più prestigiose: è lei la miglior attrice protagonista del 2023, scalzando la favorita Cate Blanchett. Così, a sessant'anni, sale sul gradino più alto, prima donna asiatica a farlo. Un messaggio pieno di orgoglio il suo, condiviso da un'altra signora del cinema mondiale, miglior attrice non protagonista: Jamie Lee Curtis. Un riconoscimento ottenuto dopo una lunghissima carriera, a 64 anni.
LADY GAGA, TRA VERSACE E JEANS
Non si è aggiudicata il premio per la miglior colonna sonora, categoria in cui correva insieme a Rihanna. Ma anche di Lady Gaga ci ricorderemo sicuramente. Non solo per il bel gesto sul red carpet, dove in Versace nero e rossetto rosso ha concesso ai fotografi non solo sorrisi ma anche una mano, nel vero senso della parola, aiutando a rialzarsi uno di loro che era inciampato proprio ai suoi piedi. Ma anche per la sua performance sul palco. Lady Gaga canta
Hold My Hand, dalla colonna sonora di
Top Gun: Maverick, in jeans e maglietta. Capelli raccolti in una treccia. Trucco quasi inesistente. Senza orpelli, senza monologhi dolenti. Come a dire che sul palco bisogna commentare il talento e nient'altro. E il suo è stato indiscutibile.
LA MUSICA INDIANA, 95 EDIZIONI DOPO
A proposito di colonne sonore, a scalzare star tra le più amate e pagate del panorama internazionale è stata
Naatu Naatu, canzone indiana in lingua telugu, contenuta nel film
RRR, in cui le viene dedicata una sequenza di dieci minuti. Una coreografia che vede in campo centocinquanta ballerini, con un'equipe di duecento persone. Un trionfo per gli autori ma anche per l'India, che dopo 95 edizioni riceve un riconoscimento per la sua musica.