Oscar 2025, Conclave: trama, cast e recensione del film candidato

Oscar 2025, Conclave: trama, cast e recensione del film candidato Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it
21 febbraio 2025, ore 11:30
Nel cast troviamo Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini, che ha ottenuto anche una candidatura nella categoria della miglior attrice non protagonista
Manca sempre meno alla notte degli Oscar e mentre si discute animatamente sui nomi più papabili per la vittoria, prosegue la nostra rassegna che approfondisce le dieci pellicole che hanno ottenuto la nomination più importante ossia quella del miglior film. Oggi tocca a “Conclave”, diretto da Edward Berger e basato sull'omonimo romanzo di Robert Harris. Nel cast troviamo Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini, che ha ottenuto anche una candidatura nella categoria della miglior attrice non protagonista.
CONCLAVE, LA TRAMA DEL FILM
La pellicola si apre con la morte improvvisa del Papa, figura molto amata durante il suo pontificato.
I cardinali, divisi tra varie correnti politiche, si riuniscono in Vaticano per un'elezione destinata non solo a scegliere un nuovo pontefice, ma a plasmare il futuro della Chiesa. Nella maestosa Cappella Sistina, sotto lo sguardo dei capolavori di Michelangelo, cardinali provenienti da ogni angolo del mondo si confrontano in un rito avvolto da secoli di tradizione e mistero.
Il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes), decano del Collegio, è incaricato di supervisionare questa sacra procedura, ma presto scopre che non sarà solo una questione di fede e preghiera. Tra i principali candidati spiccano il cardinale Bellini (Stanley Tucci), figura influente del Vaticano; il cardinale Trembley (John Lithgow) di Montreal; il cardinale Tedesco (Sergio Castellitto) di Venezia e il cardinale Adeyemi (Lucian Msamati) dalla Nigeria, che potrebbe fare la storia come il primo papa africano.
Dietro le loro vesti, però, si celano ambizioni personali e segreti compromettenti, capaci di sconvolgere il delicato equilibrio della Chiesa. Intrighi, rivelazioni scioccanti e manovre machiavelliche iniziano a minare il conclave, mettendo alla prova non solo i partecipanti, ma anche la Fede stessa di Lawrence.
Mentre il cardinale si trova ad affrontare i propri dubbi e un crescente senso di inquietudine, una scoperta sconvolgente sui segreti del defunto papa lo trascina in una spirale di interrogativi morali. Ma ciò che lo attende al culmine di questa ricerca è un’ultima rivelazione capace di cambiare tutto.
CONCLAVE, LA RECENSIONE
“Conclave” trova la sua forza e la sua massima esaltazione nella gestione della sceneggiatura dei dialoghi e, come avviene nei film incentrati su queste componenti, è anche un'opera che si fonda sulle performance attoriali. Fiennes ha il compito arduo di gestire l’interazione tra i vari personaggi, tanto che noi spettatori comprendiamo tutto proprio attraverso i suoi scambi. La sua è la parte più complessa, quella del personaggio più tormentato e che deve affrontare le decisioni più difficili, mentre gli altri attori si destreggiano in ruoli decisamente meno impegnativi. Anche Stanley Tucci sembra limitarsi a fare il minimo indispensabile (pur facendolo molto bene). La situazione cambia quando entra in scena Sergio Castellitto, nel ruolo di un cardinale mefistofelico, sostenitore della restaurazione e della xenofobia, un personaggio inquietante e ambiguo, ma al contempo carismatico e malefico. Castellitto, qui in stato di grazia, sceglie una recitazione più teatrale e sopra le righe, creando così di fatto un antagonista indimenticabile, che rappresenta il lato oscuro di tutte le autorità politiche. L'obiettivo è sempre mettere in scena il conflitto necessario per applicare un principio morale. È facile affermare che il Papa eletto debba essere la persona migliore, ma più difficile è capire come questa idea si traduca nel contesto complicato in cui si trovano i personaggi. Anzi, il film è più sfumato su questo: “Vorrei un Papa che dubiti e che pecchi” dice a un certo punto Fiennes durante il discorso che apre il Conclave. Nell’eterna lotta che lo stesso film mette in scena tra bene e male, giusto e sbagliato, si nascondono i quesiti di un'epoca che forse ha reso più porosi i confini manichei.
Unica pecca del film è la scelta di non raccontare fino in fondo (e accennare solamente in modo sbrigativo) il contesto storico che circonda il Conclave e soprattutto dare allo spettatore le coordinate temporali per comprendere in quale epoca la vicenda è ambientata (Siamo nel presente, nel futuro o in un’utopia?)
Il film è costruito attorno a porte chiuse, segreti rivelati e personaggi che esprimono un'intenzione mentre ne nascondono un'altra, mentre noi cerchiamo, insieme a loro, di capire quale sia la decisione giusta, dove le regole non valgano più e esista un bene superiore. Come nel cinema americano classico, l'idea di fondo è che le istituzioni possano essere imperfette, ma alla fine, la persona migliore deve essere messa nel posto giusto. È una visione idealistica o persino buonista, ma la forza della sceneggiatura e la sua traduzione visiva sta nel trattare i momenti cruciali con una riflessione ben strutturata.