Palazzina LAF, Riondino esordisce alla regia raccontando un inferno di cemento e miseria umana
Palazzina LAF, Riondino esordisce alla regia raccontando un inferno di cemento e miseria umana Photo Credit: foto agenzia fotogramma.it
22 ottobre 2023, ore 09:00
Presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2023, il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 30 novembre
La campagna pugliese arsa dal sole, con l'Ilva sempre presente sullo sfondo, come presagio di distruzione e di pericolo. Uno spettro di acciaio che incombe sulla storia e sui personaggi, attori prestati a dare giustizia alle persone vere. Sono queste le prime inquadrature di Palazzina LAF, opera prima da regista di Michele Riondino presentata nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2023.
LA TRAMA DEL FILM
La pellicola racconta i fatti realmente accaduti che riguardano la Palazzina Laf, acronimo di "Laminatoio a freddo" e reparto dell'acciaieria Ilva di Taranto, dove venivano confinati gli impiegati che si opponevano al declassamento. Non potendo licenziarli, li lasciavano a far nulla.
Il film, nello specifico, racconta la storia di Caterino (Michele Riondino), un uomo semplice e un po' rude, appartenente agli operai che lavorano all'Ilva. L'uomo vive in una masseria, caduta in disgrazia, e sogna insieme alla fidanzata di trasferirsi in città. Quando i capi dell'azienda decidono di fare di lui una spia, incaricata di individuare i lavoratori di cui è necessario liberarsi, Caterino diventa l'ombra dei suoi colleghi e prende parte agli scioperi soltanto per denunciarli. Quando anche lui chiede di essere trasferito alla Palazzina Laf, non sapendo bene quale degrado vi si nasconda, Caterino scoprirà che quello che credeva essere un paradiso è in realtà un inferno dove viene messa in atto una subdola strategia per provare psicologicamente i lavoratori fino a spingerli alle dimissioni.
UN FILM CHE VUOLE ANDARE OLTRE
È nato un autore. Riondino alla prima prova dietro alla macchina da presa fa centro su tutti i fronti, confezionando un film di denuncia sociale e politica ma senza essere mai eccessivo o pesante. Una forma filmica smagliante che non si accontenta solo di raccontare, ma che viene utilizzata come strumento per andare oltre e enfatizzare le tematiche della narrazione. Nonostante il grande sforzo creativo però, Riondino non si dimentica della recitazione che come sempre riesce ad essere molto incisiva e riuscita. Tutto il cast è perfettamente calato nell'atmosfera del film, e tutti gli attori sono perfettamente calibrati per far funzionare l'ingranaggio della pellicola. Forse si sarebbe potuto spendere un po più di tempo per raccontare meglio l'ecosistema quotidiano e le regole della vita dei lavoratori della Palazzina LAF. Ma il risultato è comunque riuscito.