15 marzo 2021, ore 15:00 , agg. alle 16:09
È quanto emerge dal primo report di #FragilItalia, presentato dall’Area Studi Legacoop-Ipsos. Le principali paure, per chi cerca una nuova occupazione, vanno dall'età alla tipologia contrattuale
Anche in questa fase della pandemia, segnata da una profonda incertezza economica, è forte la paura di perdere il posto di lavoro. Un sentimento condiviso da più del 20% dei lavoratori dipendenti italiani. Il 61% pensa che troverebbe una nuova occupazione con stipendio e qualifica più bassi e che, chi è disoccupato, impiegherà in media otto, nove mesi per trovare un posto di lavoro sostitutivo. È quanto emerge dal primo report di #FragilItalia, presentato dall’Area Studi Legacoop-Ipsos.
"Il colpo più pesante della crisi ricade sull'Italia più fragile"
"Il colpo più pesante della crisi è già ricaduto sull’Italia più fragile" dicono gli analisti a margine della pubblicazione del report. "La situazione di incertezza sui tempi e sulle modalità della ripresa economica, legata al persistere dell'emergenza sanitaria, trova conferma nelle preoccupazioni dei lavoratori dipendenti circa la possibilità di conservare il proprio posto di lavoro, la difficoltà di ritrovare una nuova occupazione in tempi ragionevoli e che mantenga invariate qualifica e retribuzione". Uno studio che nasce dalla collaborazione con Ipsos e Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna, che con lo strumento dell’indagine di opinione e con i più recenti dati disponibili, si pone l’obiettivo di monitorare l’evoluzione dei principali fenomeni sociali ed economici che segnano questo periodo pandemico.
Dall'età ai contratti, i timori di chi si rimette alla ricerca di un lavoro
Il 23% del campione preso in analisi crede possibile l’eventualità di perdere il posto di lavoro, il 18% ritiene immaginabile l’ipotesi che l’azienda per cui lavora sia costretta a chiudere. Le categorie che maggiormente avvertono questo rischio sono il ceto popolare, per il 46%, gli under 30 (31%) e le donne (27%). In caso di perdita del posto di lavoro o di chiusura dell’azienda, l’80% (89% dei residenti Nord Ovest, 88% nel Nord Est e nella fascia di età 31-50 anni) si metterebbe nuovamente alla ricerca di un lavoro da dipendente (il 47% nel medesimo settore, il 32% in un settore differente), mentre il 12% sarebbe intenzionato ad avviare un’attività imprenditoriale (17% per il ceto popolare, 16% nel Centro Nord) e il 9% si ritirerebbe. Le principali paure, nella ricerca di una nuova occupazione, sono le ragioni anagrafiche (l’età avanzata, per il 55%), il timore di doversi accontentare di un contratto precario o a termine (44%), quello di uno stipendio più basso (39%), la contrazione del mercato del lavoro (34%) e il dover accettare un demansionamento rispetto all’occupazione originaria (23%).