21 giugno 2024, ore 14:30
Il giovane universitario ha chiesto al Papa di non utilizzare parole offensive nei confronti della comunità LGBTQIA+
IN DIRETTA, SENZA PELI SULLA LINGUA
“… And please, stop using offensive language against LGBTQIA+ community…”, (E, per favore, smetta di usare un linguaggio offensivo nei confronti della comunità LGBTQIA+…). Questa l’accorata richiesta di Lorenz Acebedo Rivera, studente di psicologia presso l’università Ateneo de Manila, durante un incontro online trasmesso su YouTube. Il coraggioso ragazzo si riferiva alle parole del Pontefice che, durante un incontro privato con i vescovi, aveva chiesto di non inserire più studenti gay nei seminari, utilizzando un termine giudicato inopportuno per definire il fenomeno ('froc**gine'). Lorenz ha cercato di esprimere tutta la sofferenza che deriva da parole sbagliate e offensive come quella.
Lo studente ha continuato: “io stesso sono emarginato e vittima di bullismo a causa della mia omosessualità e in quanto figlio di un genitore single”, quindi parte l’altro appello ovvero quello di facilitare il divorzio nel suo Paese, per normalizzare le famiglie monogenitoriali come la sua.
Il Papa, nella sua risposta, ha condannato con forza la discriminazione, in particolare nei confronti delle donne, ma non ha affrontato direttamente la questione relativa al linguaggio.
LA VICENDA
L’indiscrezione sulla parola incriminata, fuoriuscita dal meeting privato con i vescovi, aveva comprensibilmente suscitato una forte reazione da parte della comunità gay e dei loro sostenitori, che hanno accusato il Papa di utilizzare un linguaggio discriminatorio e offensivo.
Lo scambio ha attirato l’attenzione dei media internazionali e ha riacceso il dibattito sull’atteggiamento della Chiesa verso la comunità LGBTQIA+. In realtà, il Papa in più di una occasione, si è espresso in termini di amore ed inclusione nei confronti di ogni categoria che soffra per le discriminazioni e la violenza, comprese le comunità omossessuali. In più di un’occasione ha invitato i sacerdoti ad accogliere nelle proprie parrocchie “Tutti, tutti, tutti…”, perché la Chiesa è la casa collettiva degli uomini e l’accoglienza è uno dei cardini del suo pontificato, anche se non ha mai aperto alle unioni omosessuali.
Le affermazioni incriminate hanno messo in luce una discrepanza tra le sue parole pubbliche e quelle private.
L’appello di Rivera ha ricevuto ampio sostegno sui social media, dove molti utenti hanno applaudito il suo coraggio e la sua audacia nel rivolgersi in maniera così schietta e sincera direttamente a Bergoglio.