Patrick Zaki resta ancora in carcere, udienza rinviata al 28 settembre
14 settembre 2021, ore 16:16 , agg. alle 16:46
Il giovane studente egiziano dell'Università di Bologna è detenuto dal febbraio dello scorso anno
Ancora un rinvio per il processo a Patrick Zaki in Egitto. Lo studente egiziano dell'Università di Bologna resta in carcere. Nella giornata di ieri alcune organizzazioni non governative egiziane avevano reso noto che il rinvio a giudizio era con l'accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese". Il tutto sulla base di un articolo scritto da Zaki nel 2019 sui cristiani in Egitto. Alla fine del processo, lo studente rischia una multa o, peggio, la reclusione fino a cinque anni, secondo le previsioni di Amnesty International, che avverte dell'impossibilità di appellare la sentenza, trattandosi di una corte della Sicurezza dello Stato per reati minori. Da quanto si apprende, le accuse più gravi, tra cui quelle di istigazione al rovesciamento dello Stato e al terrorismo, sembrano essere cadute. "Noi temiamo il peggio, cioè una condanna, ma speriamo il meglio" racconta il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, "perché un giudice minimamente imparziale ed equo assolverebbe immediatamente Patrick".
L'udienza
Al tribunale di Mansura, dove Zaki era stato da poco trasferito, il giovane è apparso per pochi minuti in aula, ammanettato all'interno della gabbia degli imputati, salutando a mani giunte una dozzina di parenti, attivisti e due diplomatici italiani in aula. L'udienza è durata poco più di cinque minuti, durante i quali lo studente ha preso la parola denunciando di essere stato detenuto oltre il limite previsto per i reati minori di cui è attualmente accusato. La sua legale, Hoda Nasrallah, ne ha chiesto il rilascio o quanto mento l'accesso al dossier che lo riguarda per avere certezza che le accuse di istigazione al terrorismo nei suoi confronti siano effettivamente decadute, come sembra dalla natura della Corte in cui Zaki è in giudizio. Il processo si è concluso con un rinvio al ventotto settembre prossimo, giorno fino al quale il ricercatore resterà in carcere.
La preoccupazione di Amnesty International
Dopo la notizia del rinvio del processo, il portavoce di Amnesty International Italia ha commentato il fatto come "una notizia che almeno evita lo scenario peggiore", ossia quello di una sentenza emessa dopo la prima udienza. "Ora c'è tempo per preparare la difesa e per sperare che ci sia un giudice imparziale, per vedere finalmente Patrick libero e non in manette come lo abbiamo visto oggi".