Paura per l'atleta iraniana Elnaz Rekabi: sarebbe in carcere a Teheran, aveva gareggiato senza velo in Corea
18 ottobre 2022, ore 16:19
Da domenica sera si erano persi i contatti con la campionessa di arrampicata libera che aveva gareggiato senza il velo ai campionati asiatici di arrampicata in Corea del Sud; una 16enne è stata uccisa dalle guardie per non aver cantato l'inno
Ore d’ansia per la sorte di Elnaz Rekabi la campionessa iraniana di arrampicata libera che ha gareggiato in Corea del Sud senza indossare il velo per protestare contro la morte di Masha Amini, secondo i media indipendenti iraniani sarebbe stata rimpatriata portata in carcere a Evin , prima del rientro della sua squadra previsto nelle prossime ore. Le autorità di Teheran hanno smentito questa versione e sostengono che l’atleta sia rientrata da Seul insieme alle sue compagne di squadra
La smentita sul profilo Instagram dell'atleta
A fornire una versione rassicurante ma che non è possibile verificare, tuttavia, è un post su Instagram in cui Elnaz sostiene che il copricapo le è caduto "inavvertitamente" durante la gara svolta durante i campionati di arrampicata in Corea del Sud . Nel post l'atleta si scusa per aver "fatto preoccupare tutti" e ha detto che "sta tornando a casa. "A causa di un cattivo tempismo e della chiamata imprevista per scalare la parete, il mio copricapo si è inavvertitamente staccato", ha spiegato, come riporta la Bbc. Nel messaggio la ragazza aggiunge che stava tornando in Iran "insieme alla squadra, secondo il programma prestabilito".
L'Onu ha chiesto conto del caso
Ma le Nazioni Uniti hanno sollevato un caso con le autorità iraniane assicurando che seguiranno la vicenda "da molto vicino". l. "Quel che vogliamo sottolineare è che le donne non dovrebbero mai essere perseguite per cio' che indossano e non dovrebbero mai essere sottoposte a violazioni come la detenzione arbitraria o altre violenze per come sono vestite", ha detto a Ginevra la portavoce dell'Ufficio dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani. "A un mese dallo scoppio delle manifestazioni in tutto l'Iran, la risposta violenta delle forze di sicurezza contro i manifestanti e le notizie di arresti arbitrari e uccisioni e detenzioni di bambini sono profondamente preoccupanti. Alcune fonti suggeriscono che fino a 23 bambini e minorenni sono stati uccisi e molti altri feriti", ha aggiunto la portavoce
Sedicenne morta dopo pestaggio delle forze di sicurezza
Ma il caso di Elnaz non è l’unico tra i tanti dai contorni drammatici che emergono in queste ore. La giovanissima Asra Panahi, sedicenne studentessa è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei. Lo ha denunciato su Telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano, secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio, avvenuto in una scuola di Ardabil, nel nord ovest del Paese, dopo un raid da parte delle forze di sicurezza che le hanno costrette a intonare una lode a Khamenei. In un'intervista trasmessa da un canale televisivo vicino alle guardie della Rivoluzione, un uomo identificato come lo zio di Asra dice che la nipote avrebbe perso la vita per un problema cardiaco congenito. Il sindacato ha denunciato "comportamenti brutali" da parte delle forze di sicurezza che la scorsa settimana hanno effettuato raid in varie scuole del Paese dopo che studentesse di vari istituti si erano unite, filmandosi senza il velo o cantando slogan contro Khamenei, alle proteste in corso da oltre un mese per Mahsa Amini, la 22enne curda morta in seguito all'arresto da parte della polizia morale perche' non portava il velo in modo corretto. La repressione nei confronti di chi protesta in Iran, in queste settimane, ha colpito moltissimi giovanissimi, incarcerati e uccisi.