30 novembre 2021, ore 14:47 , agg. alle 18:25
Alcuni dei nostri colleghi maschi, i miei ma credo anche i vostri, in questi giorni hanno parlato spesso dell'accaduto e hanno anche tentato di sminuirlo
Sminuire per non riconoscere
Le molestie subite dalla giornalista toscana Greta Beccaglia al termine della partita Empoli-Fiorentina hanno creato un caso nazionale. Moltissime le manifestazioni di solidarietà e vasto il dibattito che ne è scaturito. C'è però un'ampia rappresentanza della popolazione maschile che ha delle perplessità sulla reprimenda che è stata messa in atto contro il ristoratore marchigiano che, uscendo dallo stadio, ha dato una pacca sul sedere alla Beccaglia. Un mio collega ha detto che la giornalista ha esagerato e che è in cerca di visibilità. Un altro che queste cose nelle discoteche succedono regolarmente e nessuno si lamenta. Un altro che le donne accettano loro stesse piccole molestie quando vogliono qualcosa in cambio. No, amici uomini, non ci siamo. Quello che è accaduto è gravissimo ed è ancora più grave che ci sia qualcuno che, invece di condannare fermamente, propugni tesi alternative.
La difesa del ristoratore
Il tifoso viola di 45 anni identificato come l'autore delle molestie ora rischia una condanna. Ha intanto ricevuto un Daspo e per tre anni non potrà, giustamente, frequentare gli impianti sportivi. L'avvocato che lo difende ha detto che il suo cliente è seriamente pentito e vuole chiedere scusa. Immaginiamo che la famiglia del signore in questione non abbia gradito l'esposizione mediatica e forse anche di questo il molestatore dovrebbe chiedere scusa. La mia solidarietà, oltre alla collega, va anche alla compagna dell'uomo, che forse ha scoperto all'improvviso l'inclinazione poco ortodossa del fidanzato. Ma quanti degli uomini che ci circondano dopo una partita, trascinati dall'adrenalina e dal tifo, potrebbero compiere gesti come questi? Forse più di quanti pensiamo. Il branco, si sa, dà forza alle pulsioni più estreme.
Micheletti, il capro espiatorio
Per ora l'unico che ha pagato pubblicamente è Giorgio Micheletti, il giornalista che, dallo studio, dopo la pacca sul sedere, ha chiesto a Greta Beccaglia di non prendersela e ha poi chiuso il collegamento dicendo che voleva lasciarle il tempo di difendersi. E' stato sospeso. Sicuramente, come peraltro prevede il codice etico del giornalista sportivo, avrebbe dovuto dissociarsi da quanto accaduto e condannare il gesto, ma in fondo ha agito di impulso, in pochi secondi, e ha, probabilmente, temuto che la situazione potesse degenerare in diretta. Non mi sento di crocifiggerlo, ma forse mi sbaglio. Provo a chiederlo ai colleghi. Chissà che questa volta mi stupiscano.