28 luglio 2020, ore 20:39
Queste le parole del colonnello Luca Abrate, appena insediatosi come comandante provinciale. Nel frattempo finiscono i primi interrogatori
Nel giorno in cui si chiudono gli interrogatori di garanzia degli indagati con il maggiore Stefano Bezzeccheri, unico ufficiale coinvolto nell'inchiesta che ha portato al sequestro della caserma della stazione Levante di Piacenza, l'Arma dei carabinieri prova a inaugurare ufficialmente un nuovo corso nella città emiliana.
Le parole del nuovo comandante
"Il mio obiettivo personale, come ho fatto in tutti i luoghi in cui sono andato, è quello di guadagnare la fiducia, che si guadagna giorno per giorno", si è presentato ai giornalisti il colonnello Luca Abrate, appena insediatosi come comandante provinciale, nell'ambito del rinnovo dei vertici che ha toccato anche il reparto operativo e il nucleo investigativo, dopo la bufera giudiziaria. "Una cosa che ci ha colpito nel nostro cuore, nella nostra intimità", ha aggiunto Abrate. Da parte dei militari c'è il desiderio di guardare al futuro, con concretezza: "Si possono fare grandi dichiarazioni di intenti, ma poi è coi fatti che si ottengono le cose. La mia promessa e il mio impegno è di dedicare ogni mia forza e energia alla tutela della cittadinanza di Piacenza", ha detto ancora il nuovo comandante, assicurando che le cose cambieranno nella sostanza. "Non sono uno che guarda alla statistica", ha risposto infatti alla domanda se d'ora in avanti si penserà meno ai numeri degli arresti e alla produttività, uno dei temi 'caldi' delle indagini sui carabinieri della Levante. "Ma al verificarsi dell'evento chiederò un intervento adeguato e veramente rispondente al quadro giuridico di riferimento": tutte le persone che devono essere arrestate, secondo quanto stabilisce la legge, lo saranno perché "minacciano la collettività".
Nel frattempo proseguono le indagini
Mentre l'Arma piacentina tenta di ritrovare il rapporto con la città', dopo lo scandalo e le misure cautelari per reati come spaccio, tortura e estorsione, proseguono le indagini e nei prossimi giorni la caserma sarà sottoposta agli accertamenti tecnici, nella formula dell'incidente probatorio chiesta da alcune difese, così da poter nominare consulenti di parte. Intanto sono terminati gli interrogatori davanti al Gip Luca Milani e si delineano differenti strategie difensive. Diversamente da altri colleghi, il maggiore Bezzeccheri, comandante della compagnia di Piacenza da cui dipende la stazione sequestrata, ha risposto per oltre quattro ore alle domande del giudice e del pm. All'uscita, da una porta sul retro del palazzo di giustizia, si è negato ai cronisti e ha affidato il suo pensiero a una nota firmata dal suo avvocato, Wally Salvagnini. Nella dichiarazione si spiega che Bezzeccheri ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste, e che "si è messo a disposizione dell'Autorita' Giudiziaria per fare chiarezza sui fatti gravissimi accaduti". Sottoposto all'obbligo di dimora, "non ha chiesto la revoca della misura a lui applicata perché confida nella giustizia, auspicando che nel prosieguo delle indagini emerga la verità rispetto a quanto gli viene contestato". Cioè l'abuso di ufficio. Nell'ordinanza viene definito come un comandante "che non solo non operava nessuna vigilanza" per rendersi conto degli scenari criminosi, "ma anzi finiva per assecondarli, spronando l'appuntato" Giuseppe Montella, la figura chiave dell'inchiesta a "rivolgere il suo servizio verso il massimo risultato da conseguire con il minimo sforzo". Oltre al maggiore oggi sono stati sentiti altri tre militari indagati: uno si è avvalso della facoltà di non rispondere. E' probabile che nei prossimi giorni i pm della Procura guidata da Grazia Pradella, che coordina le indagini della Guardia di Finanza, tornino a convocare alcuni degli indagati per chiarire meglio alcune circostanze ed e' possibile che si decida di ascoltare anche qualcuno della catena di comando azzerata.