Pier Luigi Bersani a RTL 102.5: "Renzi? Venga dopo le elezioni"
21 novembre 2017, ore 10:32 , agg. alle 22:48
Il leader di MDP ospite a #NonStopNews: "Parliamo con loro come con tutti"
Il leader di MDP Pier Luigi Bersani è intervenuto questa mattina ai microfoni di RTL 102.5 durante "Non Stop News" condotto da Giusi Legrenzi, Pierluigi Diaco e Fulvio Giuliani.
Il Partito Democratico, alla luce di quello che è accaduto, è stato un errore, un fallimento o un’illusione?
Nessuno dei tre, è stato l’esito di una storia, quella dell’Ulivo, e credo abbia fatto cose buone ma in questo ultimo pezzo di strada ha tagliato il ramo dove era seduto, ha perso i contatti con gran parte del popolo e sento che abbia un po’tradito la gente a cui voglio bene e io sto cercando di andarmela a riprendere nel bosco.
Restiamo sull’attualità e parliamo dei ‘bussolotti di Bruxelles’, cosa dice? Le regole le conoscevamo.
Le conoscevamo ma secondo me chi ha fatto quelle regole quel giorno aveva bevuto troppe birre perché persino nel calcio si va ai rigori e si fanno tanti rigori finché uno vince, quindi quando arrivi a un pareggio prenditi qualche giorno di tempo e continua a lottare finché qualcuno rimedita sulla sua opinione, sulla sua scelta, non è che puoi affidare ai bussolotti una scelta di questo genere, perché stiamo parlando di una roba seria. Io non riesco a vedere secondo quali criteri Amsterdam possa essere migliore di Milano per l’Agenzia del Farmaco: criteri industriali, di accoglienza della città, di scelte indipendenti, non credo sia una scelta truccata ma che qualcuno ci abbia giocato contro per arrivare a quel pareggio, sì. Evidentemente non siamo molto simpatici a qualcuno, tutto qua.
Fassino ieri ci ha detto che non si rassegna al suo ‘no’, alla sua chiusura.
Io non ho nessuna chiusura, vengano, stiamo facendo una cosa di sinistra e civica che sarà dentro a un sistema che non è maggioritario, qui non saranno i cittadini a scegliere il Governo, sarà il Parlamento, quindi ognuno voterà dove lo porta il cuore. Noi facciamo una cosa di sinistra e civica, la facciamo plurale, vogliamo un centro sinistra diverso, che cambi linea, discuteremo in Parlamento e io non chiudo nessuno, vengano, sto dicendo che in questi anni si è creata una rottura profonda. Se Bersani va a dire a questa gente che incontra nel bosco:’Ragazzi, votate per il PD oppure per il PD e qualche cespuglio e qualche lista civetta’ mi dicano ‘Ciao, Bersani!’, perché il centrosinistra da tre anni perde, dove aveva sempre vinto, perde a Genova, a Pistoia, a Sesto San Giovanni. Ci sarà un problema, o no? Questo è quello che dico a Renzi, Fassino e tutti: ‘Ci sarà un problema o continuiamo a far finta di niente?’.
Molti si chiedono come far ritornare gli italiani al voto, ad i là di quelle di Ostia.
Intanto Ostia, 33%-35% al primo turno e si parla di catastrofe della partecipazione. Vorrei fare notare che nel novembre 2014 in Emilia-Romagna che è stata la terra sempre leader nella partecipazione al voto ci fu un’elezione regionale dove votò il 37%, nessuno disse niente perché la linea era ‘non c’è problema’. Ora mi si lasci dire da emiliano-romagnolo, da uno che ha scarpinato lì un po’di decenni, che quell’astensione non è gente che si è dimenticata o che siccome pioveva non è andata a votare. Lì dentro c’era e c’è un messaggio politico: ‘Se non mi fate capire precisamente cosa fate, non ci sto’. Il discorso quindi è che bisogna cercare di parlare delle cose che interessano la gente perché capisco che non parli della vita comune della gente, non vedo perché la gente debba andare a votare.
Bersani, stava seguendo con attenzione il video di Tiziano Ferro “Il Mestiere della Vita” che abbiamo mandato in onda. I versi dicono ‘lasciala andare’, lei ha pensato mai che il suo mestiere della vita, la politica, possa essere qualcosa da lasciare andare?
Premessa, Tiziano Ferro è molto bravo ma ha sempre questi percorsi un po’ tortuosi, questi toni esistenziali, io preferisco cose più dirette come ‘Vita Spericolata’. Adesso posso dire di no ma all’inizio la mia vita è stata ben spericolata, mi sono messo all’avventura davvero, allora la politica – stiamo parlando di fine anni ’60 e anni ’70 – sembrava che cambiasse il mondo, mollavi tutto e ti buttavi lì con dei punti interrogativi grandi come una casa e questo ti rimane dentro. Per l’amor di Dio, si può anche lasciarla andare poco a poco, io vorrei farlo ma vorrei esser sicuro di non essere più necessario, che la gente che sta attaccata a me perché pensa che io possa interpretarla trovi altri interpreti.
Possiamo dire che i rottamati stiano cercando di rottamare i rottamatori?
Beh, sai, Prodi ha detto una cosa giusta: se mi chiami rottame vuol dire che son di ferro, quindi prova pure ma può darsi…io vorrei essere rottamato dalla gente cui voglio bene che mi dicesse ‘Adesso siamo a posto, puoi dare una mano diversamente, puoi startene a casa con la tua famiglia’. Di Battista ha detto ‘salto un giro’ e adesso misurerà con i suoi militanti il problema perché io me lo immagino quanta gente gli dirà ‘scusa, cosa fai ? Guarda che abbiam bisogno’.
Però è un bel segnale anche ricordarci che la politica può essere un momento della vita e non un mestiere necessariamente
Assolutamente, però combinare le responsabilità che hai verso te stesso e la famiglia, le tue altre vocazioni, lui vuol scrivere, con le responsabilità che hai verso le forze che hai suscitato non è semplice. Poi c’è anche la passione, certo.
Lei ce l’ha anche sul piano personale con Renzi? Perché ad un certo punto sembra che abbiate anche smesso di ascoltarvi.
No, non posso certo dire che è la persona con cui andrei a prendere una birra, però questo non vuol dir niente. Noi siamo usciti quando abbiamo visto che non ci veniva data la possibilità di discutere di una questione di fondo. Qui si è rotto qualcosa perché se adesso la destra regressiva incombe è perché si è andata a radicare nei luoghi di sofferenza, del disagio, dei problemi, una forza di sinistra non può star fuori da quei posti lì e continuare a pensare di stare sulle eccellenze, sulle cose che vanno bene, non possiamo dire che il lavoro va bene perché i giovani non pensano questo, non possiamo dire che c’è un milione in più di occupato perché i giovani non pensano questo. Giustamente, perché li chiamano occupati quando fanno 1 ora, fanno stage, tirocini, a 400 euro al mese e poi ciao.
Lo cancellerebbe o modificherebbe il Jobs Act?
Bisogna modificarla radicalmente. Adesso vogliono sgravare di tre punti la spesa per chi trasforma un giovane ad un contratto a tempo indeterminato, ma fino a quando hai stage, tirocini, lavoro a chiamata, alternanza scuola lavoro mal fatta, ci sarà sempre il modo di spender meno umiliando un giovane. Bisogna ripulirla quella cosa qui, io poi non sono per rifare tale e quale l’articolo 18, ma ho sempre combattuto affinché il lavoratore non venisse trattato come una cosa di cui poter monetizzare la vita. Se c’è un licenziamento disciplinare deve esserci qualcuno che dice c’era un buon motivo? Ok. Non c’era? Quello non perde il posto di lavoro, sta lì.
Quando lei ha provato a fare queste battaglie dentro il PD era in minoranza.
Sì, ero in minoranza, ho provato a star lì, ho votato contro nel partito a questa cosa perché vedevo che nel mondo, in Europa, in Italia, c’è una destra incombente che cresce sotto l’esigenza di protezione. Noi da sinistra dobbiamo interpretare questa esigenza che vuol dire un lavoro più stabile, più lavoro, quindi investimenti e non bonus, il Welfare universalistico. Davanti a un problema di salute non deve esserci né povero né ricco e noi a poco a poco stiamo uscendo da questa logica e poi un fisco che sia progressivo. ‘Meno tasse per tutti’? Questo lascialo dire a Berlusconi. Meno tasse per chi? Chi può pagare deve pagare, possiamo diminuire le tasse ma ragionando perché ‘meno tasse per tutti’ significa meno tasse per chi ha i soldi e meno welfare per tutti gli altri.
Ci fa però dire che non è renziano dire che c’è un’Italia straordinaria che produce e fa delle cose meravigliose ed esporta molto più della Francia e negli ultimi mesi ha battuto la Germania?
Per l’amor di Dio, figuriamoci, ho fatto il Ministro dell’industria per 7 anni, lo so benissimo.
Faccio una domanda che ci riguarda, visto che lei ama la radio. Sa che ultimamente il mercato è stato molto viziato dall’ingresso di Mediaset con le acquisizioni di alcune radio che hanno viziato il mercato pubblicitario. Mi colpisce che il tema del conflitto di interessi è stato poco sottolineato negli ultimi anni dalla vostra parte.
Noi continuiamo a buttarla sul conflitto di interessi ma il punto è un altro: bisogna difendere il consumatore dalle prepotenze del mercato, quindi quelle che chiamiamo liberalizzazioni è un mercato che deve avere delle regole e devono esserci delle strutture, delle autorità che guardano queste regole e le fanno rispettare. Difendere il cittadino dalla prepotenza del mercato è un compito della politica e uno dei compiti della sinistra spesso dimenticato, sono sempre stato sociale e liberale e non è renziano dire che le cose che van bene, ma è renziano dire che sono gufi quelli che dicono che ci sono anche i problemi. Però questo dissidio non ha senso. Draghi sta inondando di liquidità il sistema, ma l’inflazione non parte. Cosa dice Draghi? Perché non parte l’inflazione? Perché abbiamo ancora un problema? Perché i consumi sono troppo bassi, i salari sono troppo bassi, i redditi del ceto medio sono troppo bassi, c’è troppa concentrazione di ricchezza nel primo 10% della popolazione che non può mangiare dieci volte al giorno, quindi per far girare la ruota bisogna restringere la forbice. Anche chi vive delle eccellenze, ne conosco, capisce che se non stringiamo la forbice non possono partire i consumi e gli investimenti, quindi se diamo un occhio al sistema, all’idea che non si può star bene da soli, anche le eccellenze hanno interesse che la politica dia un ‘ occhiata alla diseguaglianza che è cresciuta troppo.
Cosa risponde a chi, elettore di sinistra, scrive “Bersani, serve trovare un compromesso sennò perde l’Italia, coraggio!”. Per compromesso si intende, ovviamente, un’unità con centrosinistra e PD.
Io dico all’ascoltatore, ragioniamo un attimo. L’avete vista questa legge elettorale? Con questa legge elettorale balordissima che non mi piace neanche un po’ c’è un piccolo particolare: non è più una legge come in questi vent’anni, maggioritaria, ma largamente proporzionale quindi, come dicono tutti i commentatori, il giorno dopo avrai un vincitore nel senso di uno che arriva un po’ più avanti ma non un Governo, quindi se io riesco a prendere poca o tanta gente di centrosinistra che ha queste idealità e la porto invece di tenerla fuori, perché si è visto in tre elezioni che il centrosinistra perde per astensione il 30% del suo elettorato, bisogna andare a riprenderlo. Quindi, anche chi ha in mente l’unità del centrosinistra non caschi nell’inganno del voto utile che vuol dire portare l’acqua al solito mulino.Lei sta dicendo ‘Renzi, non insistere ora magari ci vediamo il 5 marzo’Il 5 marzo certo che parliamo con lui e con tutti, ma bisogna cambiar registro, sennò andrà dove lo porta il cuore, se va con la destra io non ci vado, questo è semplice.
In che modo cambierebbe il Jobs Act?
Tolgo delle regole che concedono troppa precarietà, soprattutto sulle fasce giovanili, torno sul tema dei licenziamenti collettivi e dei licenziamenti disciplinari per stringere un po’ le regole e a fianco di questo dico basta bonus, basta sgravi, quei venti o 30 miliardi andavano messi in investimenti perché solo gli investimenti dan lavoro.
Chiariamo un equivoco: Bersani andrà mai al Governo dei Cinque Stelle qualora dopo le elezioni si creasse una situazione tale?
Non è neanche un problema da porsi nel senso che i Cinque Stelle sono nel solipsismo più totale, van da soli per definizione, e questo è un guaio per loro, prima o poi pagheranno questo limite, ma anche per il sistema perché sono una forza che raccoglie tante energie e lasciarle nel non uso, nell’impotenza, nella sterilità, è un guaio anche per il sistema.
Lei ha chiesto di recente lo streaming con Renzi, ma si è pentito di quello streaming con la Lombardi?
Io lo rivendico perché in quel momento io sapevo bene, ma il mio problema era di mettere il punto e dire ‘non sono io che non ci sto, siete voi che non ci state’. E’ rimasto quello streaming come il messaggio basico che volevo dare.
Nessuno dei tre, è stato l’esito di una storia, quella dell’Ulivo, e credo abbia fatto cose buone ma in questo ultimo pezzo di strada ha tagliato il ramo dove era seduto, ha perso i contatti con gran parte del popolo e sento che abbia un po’tradito la gente a cui voglio bene e io sto cercando di andarmela a riprendere nel bosco.
Restiamo sull’attualità e parliamo dei ‘bussolotti di Bruxelles’, cosa dice? Le regole le conoscevamo.
Le conoscevamo ma secondo me chi ha fatto quelle regole quel giorno aveva bevuto troppe birre perché persino nel calcio si va ai rigori e si fanno tanti rigori finché uno vince, quindi quando arrivi a un pareggio prenditi qualche giorno di tempo e continua a lottare finché qualcuno rimedita sulla sua opinione, sulla sua scelta, non è che puoi affidare ai bussolotti una scelta di questo genere, perché stiamo parlando di una roba seria. Io non riesco a vedere secondo quali criteri Amsterdam possa essere migliore di Milano per l’Agenzia del Farmaco: criteri industriali, di accoglienza della città, di scelte indipendenti, non credo sia una scelta truccata ma che qualcuno ci abbia giocato contro per arrivare a quel pareggio, sì. Evidentemente non siamo molto simpatici a qualcuno, tutto qua.
Fassino ieri ci ha detto che non si rassegna al suo ‘no’, alla sua chiusura.
Io non ho nessuna chiusura, vengano, stiamo facendo una cosa di sinistra e civica che sarà dentro a un sistema che non è maggioritario, qui non saranno i cittadini a scegliere il Governo, sarà il Parlamento, quindi ognuno voterà dove lo porta il cuore. Noi facciamo una cosa di sinistra e civica, la facciamo plurale, vogliamo un centro sinistra diverso, che cambi linea, discuteremo in Parlamento e io non chiudo nessuno, vengano, sto dicendo che in questi anni si è creata una rottura profonda. Se Bersani va a dire a questa gente che incontra nel bosco:’Ragazzi, votate per il PD oppure per il PD e qualche cespuglio e qualche lista civetta’ mi dicano ‘Ciao, Bersani!’, perché il centrosinistra da tre anni perde, dove aveva sempre vinto, perde a Genova, a Pistoia, a Sesto San Giovanni. Ci sarà un problema, o no? Questo è quello che dico a Renzi, Fassino e tutti: ‘Ci sarà un problema o continuiamo a far finta di niente?’.
Molti si chiedono come far ritornare gli italiani al voto, ad i là di quelle di Ostia.
Intanto Ostia, 33%-35% al primo turno e si parla di catastrofe della partecipazione. Vorrei fare notare che nel novembre 2014 in Emilia-Romagna che è stata la terra sempre leader nella partecipazione al voto ci fu un’elezione regionale dove votò il 37%, nessuno disse niente perché la linea era ‘non c’è problema’. Ora mi si lasci dire da emiliano-romagnolo, da uno che ha scarpinato lì un po’di decenni, che quell’astensione non è gente che si è dimenticata o che siccome pioveva non è andata a votare. Lì dentro c’era e c’è un messaggio politico: ‘Se non mi fate capire precisamente cosa fate, non ci sto’. Il discorso quindi è che bisogna cercare di parlare delle cose che interessano la gente perché capisco che non parli della vita comune della gente, non vedo perché la gente debba andare a votare.
Bersani, stava seguendo con attenzione il video di Tiziano Ferro “Il Mestiere della Vita” che abbiamo mandato in onda. I versi dicono ‘lasciala andare’, lei ha pensato mai che il suo mestiere della vita, la politica, possa essere qualcosa da lasciare andare?
Premessa, Tiziano Ferro è molto bravo ma ha sempre questi percorsi un po’ tortuosi, questi toni esistenziali, io preferisco cose più dirette come ‘Vita Spericolata’. Adesso posso dire di no ma all’inizio la mia vita è stata ben spericolata, mi sono messo all’avventura davvero, allora la politica – stiamo parlando di fine anni ’60 e anni ’70 – sembrava che cambiasse il mondo, mollavi tutto e ti buttavi lì con dei punti interrogativi grandi come una casa e questo ti rimane dentro. Per l’amor di Dio, si può anche lasciarla andare poco a poco, io vorrei farlo ma vorrei esser sicuro di non essere più necessario, che la gente che sta attaccata a me perché pensa che io possa interpretarla trovi altri interpreti.
Possiamo dire che i rottamati stiano cercando di rottamare i rottamatori?
Beh, sai, Prodi ha detto una cosa giusta: se mi chiami rottame vuol dire che son di ferro, quindi prova pure ma può darsi…io vorrei essere rottamato dalla gente cui voglio bene che mi dicesse ‘Adesso siamo a posto, puoi dare una mano diversamente, puoi startene a casa con la tua famiglia’. Di Battista ha detto ‘salto un giro’ e adesso misurerà con i suoi militanti il problema perché io me lo immagino quanta gente gli dirà ‘scusa, cosa fai ? Guarda che abbiam bisogno’.
Però è un bel segnale anche ricordarci che la politica può essere un momento della vita e non un mestiere necessariamente
Assolutamente, però combinare le responsabilità che hai verso te stesso e la famiglia, le tue altre vocazioni, lui vuol scrivere, con le responsabilità che hai verso le forze che hai suscitato non è semplice. Poi c’è anche la passione, certo.
Lei ce l’ha anche sul piano personale con Renzi? Perché ad un certo punto sembra che abbiate anche smesso di ascoltarvi.
No, non posso certo dire che è la persona con cui andrei a prendere una birra, però questo non vuol dir niente. Noi siamo usciti quando abbiamo visto che non ci veniva data la possibilità di discutere di una questione di fondo. Qui si è rotto qualcosa perché se adesso la destra regressiva incombe è perché si è andata a radicare nei luoghi di sofferenza, del disagio, dei problemi, una forza di sinistra non può star fuori da quei posti lì e continuare a pensare di stare sulle eccellenze, sulle cose che vanno bene, non possiamo dire che il lavoro va bene perché i giovani non pensano questo, non possiamo dire che c’è un milione in più di occupato perché i giovani non pensano questo. Giustamente, perché li chiamano occupati quando fanno 1 ora, fanno stage, tirocini, a 400 euro al mese e poi ciao.
Lo cancellerebbe o modificherebbe il Jobs Act?
Bisogna modificarla radicalmente. Adesso vogliono sgravare di tre punti la spesa per chi trasforma un giovane ad un contratto a tempo indeterminato, ma fino a quando hai stage, tirocini, lavoro a chiamata, alternanza scuola lavoro mal fatta, ci sarà sempre il modo di spender meno umiliando un giovane. Bisogna ripulirla quella cosa qui, io poi non sono per rifare tale e quale l’articolo 18, ma ho sempre combattuto affinché il lavoratore non venisse trattato come una cosa di cui poter monetizzare la vita. Se c’è un licenziamento disciplinare deve esserci qualcuno che dice c’era un buon motivo? Ok. Non c’era? Quello non perde il posto di lavoro, sta lì.
Quando lei ha provato a fare queste battaglie dentro il PD era in minoranza.
Sì, ero in minoranza, ho provato a star lì, ho votato contro nel partito a questa cosa perché vedevo che nel mondo, in Europa, in Italia, c’è una destra incombente che cresce sotto l’esigenza di protezione. Noi da sinistra dobbiamo interpretare questa esigenza che vuol dire un lavoro più stabile, più lavoro, quindi investimenti e non bonus, il Welfare universalistico. Davanti a un problema di salute non deve esserci né povero né ricco e noi a poco a poco stiamo uscendo da questa logica e poi un fisco che sia progressivo. ‘Meno tasse per tutti’? Questo lascialo dire a Berlusconi. Meno tasse per chi? Chi può pagare deve pagare, possiamo diminuire le tasse ma ragionando perché ‘meno tasse per tutti’ significa meno tasse per chi ha i soldi e meno welfare per tutti gli altri.
Ci fa però dire che non è renziano dire che c’è un’Italia straordinaria che produce e fa delle cose meravigliose ed esporta molto più della Francia e negli ultimi mesi ha battuto la Germania?
Per l’amor di Dio, figuriamoci, ho fatto il Ministro dell’industria per 7 anni, lo so benissimo.
Faccio una domanda che ci riguarda, visto che lei ama la radio. Sa che ultimamente il mercato è stato molto viziato dall’ingresso di Mediaset con le acquisizioni di alcune radio che hanno viziato il mercato pubblicitario. Mi colpisce che il tema del conflitto di interessi è stato poco sottolineato negli ultimi anni dalla vostra parte.
Noi continuiamo a buttarla sul conflitto di interessi ma il punto è un altro: bisogna difendere il consumatore dalle prepotenze del mercato, quindi quelle che chiamiamo liberalizzazioni è un mercato che deve avere delle regole e devono esserci delle strutture, delle autorità che guardano queste regole e le fanno rispettare. Difendere il cittadino dalla prepotenza del mercato è un compito della politica e uno dei compiti della sinistra spesso dimenticato, sono sempre stato sociale e liberale e non è renziano dire che le cose che van bene, ma è renziano dire che sono gufi quelli che dicono che ci sono anche i problemi. Però questo dissidio non ha senso. Draghi sta inondando di liquidità il sistema, ma l’inflazione non parte. Cosa dice Draghi? Perché non parte l’inflazione? Perché abbiamo ancora un problema? Perché i consumi sono troppo bassi, i salari sono troppo bassi, i redditi del ceto medio sono troppo bassi, c’è troppa concentrazione di ricchezza nel primo 10% della popolazione che non può mangiare dieci volte al giorno, quindi per far girare la ruota bisogna restringere la forbice. Anche chi vive delle eccellenze, ne conosco, capisce che se non stringiamo la forbice non possono partire i consumi e gli investimenti, quindi se diamo un occhio al sistema, all’idea che non si può star bene da soli, anche le eccellenze hanno interesse che la politica dia un ‘ occhiata alla diseguaglianza che è cresciuta troppo.
Cosa risponde a chi, elettore di sinistra, scrive “Bersani, serve trovare un compromesso sennò perde l’Italia, coraggio!”. Per compromesso si intende, ovviamente, un’unità con centrosinistra e PD.
Io dico all’ascoltatore, ragioniamo un attimo. L’avete vista questa legge elettorale? Con questa legge elettorale balordissima che non mi piace neanche un po’ c’è un piccolo particolare: non è più una legge come in questi vent’anni, maggioritaria, ma largamente proporzionale quindi, come dicono tutti i commentatori, il giorno dopo avrai un vincitore nel senso di uno che arriva un po’ più avanti ma non un Governo, quindi se io riesco a prendere poca o tanta gente di centrosinistra che ha queste idealità e la porto invece di tenerla fuori, perché si è visto in tre elezioni che il centrosinistra perde per astensione il 30% del suo elettorato, bisogna andare a riprenderlo. Quindi, anche chi ha in mente l’unità del centrosinistra non caschi nell’inganno del voto utile che vuol dire portare l’acqua al solito mulino.Lei sta dicendo ‘Renzi, non insistere ora magari ci vediamo il 5 marzo’Il 5 marzo certo che parliamo con lui e con tutti, ma bisogna cambiar registro, sennò andrà dove lo porta il cuore, se va con la destra io non ci vado, questo è semplice.
In che modo cambierebbe il Jobs Act?
Tolgo delle regole che concedono troppa precarietà, soprattutto sulle fasce giovanili, torno sul tema dei licenziamenti collettivi e dei licenziamenti disciplinari per stringere un po’ le regole e a fianco di questo dico basta bonus, basta sgravi, quei venti o 30 miliardi andavano messi in investimenti perché solo gli investimenti dan lavoro.
Chiariamo un equivoco: Bersani andrà mai al Governo dei Cinque Stelle qualora dopo le elezioni si creasse una situazione tale?
Non è neanche un problema da porsi nel senso che i Cinque Stelle sono nel solipsismo più totale, van da soli per definizione, e questo è un guaio per loro, prima o poi pagheranno questo limite, ma anche per il sistema perché sono una forza che raccoglie tante energie e lasciarle nel non uso, nell’impotenza, nella sterilità, è un guaio anche per il sistema.
Lei ha chiesto di recente lo streaming con Renzi, ma si è pentito di quello streaming con la Lombardi?
Io lo rivendico perché in quel momento io sapevo bene, ma il mio problema era di mettere il punto e dire ‘non sono io che non ci sto, siete voi che non ci state’. E’ rimasto quello streaming come il messaggio basico che volevo dare.