02 febbraio 2024, ore 16:11
Condivisione sull'addio ai senatori a vita: pure l'ultima bozza del testo mette la parola fine a questa figura. E per quanto concerne il premio di maggioranza, il riferimento in Costituzione scompare ma il quantum sarà poi stabilito dalla legge elettorale
La partita sulla definizione degli emendamenti della maggioranza sul ddl costituzionale sul premierato, concordati ieri al vertice in Senato e che passeranno al vaglio per l'approvazione dei leader della coalizione prima di essere depositati lunedì prossimo a Palazzo Madama, continua a ruotare principalmente intorno al doppio premier, in particolare all'avvicendamento previsto tra presidente del Consiglio eletto e secondo premier, che si gioca in relazione alle sue dimissioni volontarie e alla sfiducia.
La Lega
Quanto concordato ieri certamente esclude del tutto per il premier direttamente eletto l'ipotesi 'simul stabunt simul cadent', segnando quindi un punto a favore della Lega. Ma, si spiega da fonti vicine al dossier, la soluzione "dovrebbe essere diversamente riformulata dopo il vaglio dei leader". Nel frattempo, in base all'esito del vertice, al momento è previsto che in caso di dimissioni volontarie del premier nell'ambito della maggioranza potrà essere nominato un nuovo presidente del Consiglio. Diversamente in caso di sfiducia, il presidente del Consiglio può chiedere ed ottenere lo scioglimento delle Camere o dimettersi, consentendo al Capo dello Stato di nominare un nuovo premier.
La soglia
Tra gli altri emendamenti più dibattuti e definiti dal vertice, il riferimento alla soglia del 55% in Costituzione per il premio di maggioranza, che scompare (il quantum sarà poi stabilito dalla legge elettorale) ma - è precisato - rimane iscritto nella Carta con la previsione della maggioranza assoluta. Non è stata invece espressamente prevista la soglia minima, "che avrebbe aperto alla previsione del doppio turno", si spiega. All'articolo 3 del ddl costituzionale (modifica articolo 92 della Costituzione) il vertice di maggioranza ha voluto l'espressa aggiunta del potere di revoca dei ministri da parte del presidente della Repubblica (su proposta del premier), oltre a quello di nomina (sempre su proposta del premier) che era esplicitato nel testo base. Un dettaglio, sottolineano le stesse fonti, che "era in realtà implicitamente previsto, in base al principio del contrarius actus, secondo il quale l'autorità competente ad annullare il provvedimento è la stessa che lo ha adottato. Quindi nel caso specifico, se il Capo dello Stato ha il potere di nomina, allora implicitamente ha anche quello di revoca".
Gli altri punti
Meno problematici altri interventi: sul semestre bianco, cioè gli ultimi sei mesi di mandato del presidente della Repubblica, si è intervenuti più che per ragioni di sostanza per motivi di coordinamento del punto con quanto previsto nel testo, il vertice ha infatti deciso che "non si applica se lo scioglimento delle Camere è un atto dovuto"; e l'intervento sul limite ai mandati, che saranno due con la previsione di un terzo se nelle due legislature precedenti il presidente del Consiglio non ha governato per almeno sette anni e mezzo. Condivisione sull'addio ai senatori a vita con il premierato. Anche l'ultima bozza del testo attesa sul tavolo dei leader mette infatti la parola fine a questa figura.