Premio Strega: trionfa Mario Desiati all'edizione 2022 e dedica il premio a Mariateresa Di Lascia, morta nel 1995

Premio Strega: trionfa Mario Desiati all'edizione 2022 e dedica il premio a Mariateresa Di Lascia, morta nel 1995

Premio Strega: trionfa Mario Desiati all'edizione 2022 e dedica il premio a Mariateresa Di Lascia, morta nel 1995


Nessuno stravolgimento di classifica per la serata conclusiva, tra il ricordo di Raffaele La Capria e l’imprevisto maltempo; Desiati ha voluto ricordare la scrittrice pugliese che non poté ritirare il premio, perché morì prima

ANOMALA ROSA A SETTE E IL VINCITORE

Dopo la stranezza di ritrovare 7 titoli finalisti al Premio Strega, che di norma ne prevede 5, nessuna sorpresa durante la serata conclusiva: ad alzare a mezz’aria la bottiglia di liquore è il favorito dai pronostici, Mario Desiati. Spatriati, pubblicato da Einaudi, è la storia di Claudia e Francesco, due opposti che si conoscono da piccoli e non si lasciano più. Lei spavalda e sempre in movimento, sempre pronta alla fuga; lui schivo, ma animato da una curiosità erotica che lo rende a sua volta irrequieto. Claudia e Francesco, come legati da un elastico, si allontanano e si ritrovano, crescendo e diventando adulti insieme, trasformandosi, volenti o nolenti, nella rappresentazione della generazione sradicata, fluida, spatriata, apolide, che sente ormai il bisogno impellente di svincolarsi dalla terra d’origine. È senz’altro significativo il fatto a vincere la 76esima edizione del Premio sia un libro in linea con la sensibilità corrente di una generazione alle prese con la scoperta dell’ignoto, pronta a mettersi alla prova (in un modo o nell’altro, questo tema attraversa tutti e 7 i romanzi finalisti). Diversamente da quanto vuole la tradizione, Mario Desiati ha scelto di non stappare la bottiglia di Strega, ripromettendosi di farlo il Puglia, dov’è sepolto l’amico scrittore Alessandro Leogrande, morto nel 2017. Con un distacco di ben 76 voti, Claudio Piersanti guadagna la medaglia d’argento con Quel maledetto Vroskij, edito Rizzoli. In terza posizione, invece, si qualifica E poi saremo salvi di Alessandra Carati, per Mondadori. Quarta posizione per Niente di vero di Veronica Raimo, Einaudi, che si fa bastare il Premio Strega Giovani ricevuto durante la serata di annunciazione dei finalisti. Dispiacere per Fabio Bacà e Marco Amerighi, rispettivamente in lizza con Nova, Adelphi, e Randagi, Bollati Boringhieri. I due avranno occupato la parte bassa della classifica, ma hanno conquistato l’affetto dei lettori sui social, vivendo sportivamente questa competizione attraverso varie interazioni digitali (se le sono suonate a colpi di camicie eccentriche). Ultima posizione per il romanzo di Veronica Galletta, Nina sull’argine, della casa editrice medio-piccola Minimum Fax.

STREGA BAGNATO, STREGA…

A ben vedere, un’altra stranezza c’è stata: dopo giornate torride, l’acqua è tornata a benedire Roma. Bene per la terra, meno bene per la cerimonia di premiazione, interamente all’aperto, che ha sofferto (quantomeno nella parte iniziale) l’impreparazione di fronte alle condizioni meteorologiche. Poche le voci intervenute nel corso della serata, delle quali essenzialmente ricordiamo l’intellettuale Michela Murgia e il regista Roberto Andò, al quale è stato affidato il ricordo di Raffaele La Capria, recentemente scomparso. Andò porterà a teatro il capolavoro dell’autore, Ferito a morte, vincitore del Premio Strega 1961, con l’adattamento di Emanuele Trevi. Maltempo a parte, qualche altra sbavatura ha indispettito il pubblico da casa: dal collegamento maldestro con la finalista Veronica Galletta, costretta a casa dal covid, alla scivolata del vincitore dello scorso anno, Emanuele Trevi, sulla classifica finale – elencando i finalisti e le rispettive posizioni, sbaglia clamorosamente il titolo del romanzo di Fabio Bacà, Nova” diventato simpaticamente Nina –, passando per i siparietti tenuti dai bagnanti di Cesenatico, il premio letterario più prestigioso d’Italia né è uscito, mediaticamente parlando, con le ossa se non rotte, indolenzite. C’è dell’ironia, o del sarcasmo, nell’incaricare nuovamente una comica della conduzione: la cultura non è solo collocata in seconda serata, ma è impacchettata troppo spesso in maniera maldestra e superficiale, difficilmente valorizzata in un contesto che non riesce a vedere quanto pop tutto questo potrebbe essere. Forse sarebbe bastata una conduzione più consapevole e appassionata, dei ritmi di scaletta meglio distribuiti e qualche aggiornamento dal punto di vista tecnico per far sì che un’istituzione “vecchia” di 76 anni potesse rinfrescarsi. Non è bastata la pioggia.

DEDICATO A MARIATERESA DI LASCIA E AI LAVORATORI DELL'EDITORIA

La dedica di Mario Desiati, con la bottiglia di Strega in mano, è tutta per le sue radici personali e letterarie e per chi i libri li fa, anche senza scriverli: "La Puglia e' una terra di frontiera. Sono cresciuto con gli scrittori pugliesi del Novecento, una di queste era Mariateresa Di Lascia che vinse qui nel 1995 ma non poté ritirare questo premio perché morì alcuni mesi prima. Lo dedico a lei e ai lavoratori dell'editoria italiana e alle anime che lavorano al mondo del libro italiano. Non basta la passione, ci vuole un contratto vero" ha detto, dopo la proclamazione


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