03 novembre 2021, ore 14:23
Emanuela Petrillo dovrà pagare all'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, con cui aveva un contratto, la cifra usata per programmare una nuova serie di vaccinazioni
Il processo, davanti al tribunale di Udine, per peculato, falso e omissione d'atti d'ufficio è ancora in corso, ma, intanto, ieri, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, per il Friuli Venezia Giulia, ha condannato Emanuela Petrillo a risarcire 550 mila euro all'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, suo ex datore di lavoro, costretta a riprogrammare la campagna vaccinale antinfluenzale, per garantire la copertura ai bambini a cui non era stata realmente fatta.
Il caso di Emanuela Petrillo
La vicenda aveva scosso il Nord-Est. Emanuela Petrillo, allora assistente sanitaria di Spresiano, in provincia di Treviso, oggi 35 anni, denunciata e licenziata, nel 2017, con l'accusa di avere finto di iniettare la dose vaccinale a centinaia di bambini, negli anni di servizio trascorsi tra il Friuli e il Veneto. A supportare la tesi dell'accusa, sostenuta dal procuratore facente funzioni di Udine, Claudia Danelon, era stata l'attività di campionamento di 209 reperti ematici, condotta dal Nas di Udine: su 129 bimbi vaccinati dalla Petrillo, soltanto 20 avevano sviluppato una risposta immunitaria. Su 80 piccoli vaccinati da altri operatori, invece, soltanto 6 erano risultati negativi.
La condanna inflitta alla Petrillo
Nel tirare le somme e contestare all'ex assistente sanitaria un "inutile esborso di risorse finanziarie pubbliche", la Procura contabile aveva concluso per un danno pari a 660 mila euro. La sezione giurisdizionale, presieduta da Paolo Simeon, ha accolto solo in parte la richiesta, "ponendo in tal modo, di fatto, a carico dell'amministrazione sanitaria, i costi determinati dalla mancanza di misure organizzative, idonee a individuare l'assistente sanitario cui attribuire ogni singola e identificata somministrazione".