05 febbraio 2021, ore 18:00
agg. 08 febbraio 2021, ore 10:24
Dopo quasi mille giorni, sembra essere arrivato il momento per l'avvocato del popolo di lasciare definitivamente Palazzo Chigi
È il primo di marzo del 2018. A poche ore dalle elezioni politiche, il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio presenta la squadra di governo del movimento in caso di vittoria alle urne; tra i nomi di Sergio Costa, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede viene presentato anche il potenziale ministro della pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia. È un professore all'Università di Firenze, un giurista: "Abbiamo scelto Giuseppe Conte per la sua grande esperienza professionale" racconta Di Maio, allora inconsapevole - o forse consapevole, potremmo non saperlo mai - di chi sarebbe diventato quell'avvocato di Volturara Appula che aveva al suo fianco. Poco meno di mille giorni dopo, lo stesso Conte è in Piazza Colonna, di fronte all'ingresso principale di Palazzo Chigi; è stato allestito un tavolo in mezzo alla piazza con decine e decine di microfoni che i cronisti, poco distanti, hanno potuto lasciare per carpire quelle che potrebbero essere le ultime parole da presidente del Consiglio di Giuseppe Conte. Quello stesso tavolo disposto in modo che le telecamere inquadrino il premier solo; alle sue spalle il vuoto, invece che l'aura istituzionale del palazzo di cui è stato inquilino per ben due governi.
Tornare a insegnare o rimanere in politica?
Giurista e accademico, il professor Conte ha sempre fatto della sua carriera da docente universitario un punto di forza. Il premier dimissionario è attualmente professore ordinario di diritto privato presso il dipartimento di scienze giuridiche dell'Università di Firenze. Lo stesso dipartimento in cui era ritornato sul finire di maggio 2018, dopo il "no" del Quirinale a Paolo Savona come ministro dell'economia; la trattativa per la formazione di un governo sembrava essersi arenata, e Conte era tornato dietro alla cattedra, salvo poi giurare pochi giorni dopo come ventinovesimo presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana. Dopo due anni, e due governi, il premier potrebbe tornare proprio in quelle aule, dove il rettore, Luigi Dei, lo aspetta a braccia aperte, a partire già dal prossimo ventidue di febbraio, per l'inizio del secondo semestre di lezioni: "Ha dimostrato grande competenza e precisa statura morale, portando lustro alla nostra università".
L'ipotesi di un ministero nel nascente governo Draghi
Tra le prospettive di fronte al premier uscente potrebbe esserci anche un incarico come ministro del nuovo governo a guida Draghi, se non addirittura come vicepresidente. Un'ipotesi remota, ma ancora in campo. Palazzo Chigi ha fatto sapere che nell'incontro tra il premier dimissionario e quello incaricato non si è parlato di incarichi, e fonti del Movimento Cinque Stelle smentiscono l'ipotesi. Certo è che, secondo alcuni, negli ottanta minuti di colloquio tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, sia emersa la possibilità per quest'ultimo di andare alla Farnesina, per garantire all'esecutivo nascente una buona base di sostegno da parte dell'elettorato pentastellato.
"Agli amici del movimento, ci sono e ci sarò"
Nei pochi minuti di dichiarazioni alla stampa di ieri - senza la possibilità per i cronisti di fare domande - Conte si è rivolto agli "amici del movimento" (Cinque Stelle): "Ci sono e ci sarò". Subito dopo ha rivolto le stesse parole alle forze del Partito democratico e di Liberi e Uguali: "Dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme perché il nostro progetto politico, che ho sintetizzato nella formula 'Alleanza per lo sviluppo sostenibile', è un progetto forte, concreto, che aveva già iniziato a dare buoni frutti". Che sia un segnale a tutte le forze progressiste in cerca di un leader?