Pronto? Sono il Conte e vi parlo delle parole
19 ottobre 2017, ore 17:43
Quanta paura fa, la troppa intelligenza a chi detiene il potere
Stavo riflettendo sull’uso e il valore che possono avere le parole, soprattutto per noi che le usiamo come strumento di lavoro. Mi sono così ricordato, un pezzo meraviglioso, a mio avviso, scritto da Pasolini, per ovvi motivi, più di quarant’anni fa, ma di una sconcertante attualità. Sentite quanto sono cambiate le cose nel frattempo...!? “Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della Sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un’esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco”. Pier Paolo Pasolini. Io penso che la genialità di un Pasolini, non abbia un solo colore, neanche politico, ma sia un meraviglioso arcobaleno di colori, patrimonio dell’umanità. La disonestà, la stupidità, al contrario sono monocromatiche. L’una di un grigio fumo di Londra, l’altra grigio pirla, per dirlo alla Milanese. Quanta paura fa, la troppa intelligenza a chi detiene il potere!