Quaranta anni fa una partita da romanzo: Italia-Brasile 3-2 con la tripletta di Paolo Rossi

Quaranta anni fa una partita da romanzo: Italia-Brasile 3-2 con la tripletta di Paolo Rossi

Quaranta anni fa una partita da romanzo: Italia-Brasile 3-2 con la tripletta di Paolo Rossi


Il Brasile sembrava imbattibile, l'Italia era destinata a fare da vittima sacrificale. Ma in quel pomeriggio di quaranta anni fa a Barcellona esplose Paolo Rossi: tripletta ai verdeoro e delirio azzurro.

MISSION IMPOSSIBLE
Il 5 luglio 1982 a Barcellona faceva molto caldo. Al fischio d’inizio di Italia-Brasile, alle cinque e un quarto del pomeriggio, c’erano 37 gradi. Si giocava al Sarrià, stadio piccolo e vetusto, la casa dell’Espanol. Di fronte c’era un Brasile che sembrava imbattibile. I verdeoro erano i grandi favoriti del mondiale spagnolo: a centrocampo c’erano Falcao e Cerezo davanti alla difesa, con Zico e Socrates a sostegno degli attaccanti, che in realtà non erano all’altezza del resto della squadra. L’Italia pareva destinata al ruolo di vittima sacrificale: arrivata in Spagna accompagnata da critiche e perplessità, la nazionale di Bearzot aveva rafforzato i dubbi con tre mediocri pareggi nelle partite del girone giocate a Vigo contro Polonia Perù e Camerun. Emblematico il titolo de Il Giornale: “L’Italia dei Ridolini va a Barcellona”. Le altre testate erano state un po’ più delicate, ma il concetto era quello. In Catalunya gli azzurri avrebbero dovuto affrontare Argentina e Brasile, molti giornalisti al seguito avevano già prenotato il volo per rientrare in Italia. Il successo contro gli argentini campioni del mondo aveva invertito la rotta, ma poteva essere stato un episodio. Per di più per accedere alla semifinale al Brasile sarebbe bastato il pareggio, l’Italia era invece obbligata a vincere. Quella mattina Gianni Brera su Repubblica scrisse: “Consiglio agli Azzurri un pellegrinaggio al Tibidabo, dove mi risulta che agisca a favore dei poveri cristi una madonna miracolosa. Sono schietto: contro questo Brasile la presente Italia può solo ingegnarsi per evitare una goleada senza scarpinare indegnamente e senza perdere la faccia”.

LA TRIPLETTA DI PABLITO

E invece quel giorno si svegliò Paolo Rossi. Era “congelato” da quattro anni, dal suo exploit al mondiale argentino del 1978. Invischiato, senza colpe nello scandalo scommesse, nelle prime partite del mondiale sembrava voler dare ragione a coloro che chiedevano a Bearzot di escluderlo. Ma il ct ha continuato a puntare su di lui, e ha avuto ragione. Il primo indizio già al quinto minuto: gol di testa su cross di Cabrini. Al dodicesimo la prima doccia fredda, 1-1 segnato da Socrates con un rasoterra sul primo palo. Al venticinquesimo il secondo squillo di Pablito, pronto ad approfittare di un passaggio corto di Cerezo. Intervallo con speranze azzurre in risalita. A metà del secondo tempo il sogno italiano sembrava infranto: 2-2 di Falcao con gran tiro dal limite. Ma in quel 5 luglio 1982 gli dei del calcio avevano deciso di strizzare l’occhio all’Italia: alla mezzora della ripresa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, deviazione di Paolo Rossi su tiro di Tardelli. Gol del 3-2, tripletta di Pablito ed estasi azzurra. Ma tutto sarebbe stato inutile senza la parata di Dino Zoff, che all’ultimo minuto ha inchiodato sulla linea di porta il pallone colpito di testa da Oscar.


SUL CARRO DEI VINCITORI

In novanta minuti, il mondo si è ribaltato. La piccola Italia all’improvviso è diventata la grande favorita per la conquista del Mondiale. E infatti la Nazionale iniziò a laurearsi campione del mondo già in quel torrido pomeriggio di Barcellona. Le vittoria in semifinale con la Polonia e in finale con la Germania Ovest vennero quasi d’inerzia. I critici che avevano massacrato Bearzot e la squadra salirono sul carro del vincitore. Il 6 luglio la Gazzetta dello Sport titolò: “Fantastico”, il Messaggero fece eco con “Il Brasile siamo noi”, il titolo del Corriere dello Sport fu: “Risorge Pablito”. Ridolini non aveva più la maglia azzurra.



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