Quarantaquattro anni dalla strage di Ustica, il presidente della Repubblica Mattarella: "Manca piena verità"
Quarantaquattro anni dalla strage di Ustica, il presidente della Repubblica Mattarella: "Manca piena verità" Photo Credit: agenziafotogramma.it
27 giugno 2024, ore 14:30
Furono 81 le vittime, tra passeggeri e membri dell'equipaggio, in quella sera di giugno 1980
Quarantaquattro anni senza verità. È quanto ha sottolineato oggi il presidente della Repubblica Mattarella nell’anniversario della strage di Ustica: era il 27 giugno del 1980 quando un aereo di linea della compagnia Itavia si inabissò al largo dell’isola nel basso Tirreno, causando la morte delle 81 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio.
SERGIO MATTARELLA: “USTICA FERITA APERTA”
“La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica”, ha dichiarato il presidente della Repubblica. Il Dc9 era partito da Bologna in direzione di Palermo, la rotta si era svolta senza particolari problemi fino alle 20.59, quando si persero le tracce del velivolo. Subito fu scartata l’ipotesi di un cedimento strutturale dovuto a una cattiva manutenzione dell’aereo, per cedere il passo a piste diverse a quelle di un banale, seppur tragico, incidente: a rendere il mistero più fitto contribuirono, nel tempo, morti sospette fra i radaristi quella sera in servizio e piloti militari italiani. “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne”, ha aggiunto Mattarella.
LE IPOTESI INTORNO ALLA STRAGE DEL GIUGNO 1980
Oltre quarant’anni di scavo investigativo non sono serviti a dipanare il mistero, tra ipotesi di depistaggi e coinvolgimenti di terroristi neofascisti, di ordigni a bordo o di supposti scenari di guerra. La pista neofascista fu battuta il giorno dopo l’incidente, quando una telefonata al Corriere della Sera “rivelò” come tra i passeggeri del Dc9 ci fosse, sotto falso nome, anche Marco Affatigato, militante tra i Nar: la voce sostenne che l’uomo avrebbe dovuto “compiere un’azione a Palermo”, per la quale stava portando una bomba, scoppiata per errore, nel suo bagaglio. Sebbene lo stesso Affatigato smentì la sua presenza quella sera, l’eventualità che fosse stato un ordigno a far precipitare il velivolo fu sostenuta, in sede processuale, dai vertici dell’Aeronautica militare. Più convincente è apparso negli anni un possibile “scenario di guerra” in atto in quell’area tirrenica: il jet Itavia si sarebbe trovato a fare da bersaglio al posto del Mig libico su cui, forse, quella sera volava il presidente Gheddafi, tallonato dai caccia di alcuni paesi Nato: un missile potrebbe aver colpito – o quasi, provocandone in ogni caso la caduta - l’aereo civile Itavia, trovatosi sulla stessa traiettoria del mezzo libico.