Quarantotto anni fa la strage alle Olimpiadi di Monaco, l'attacco dei terroristi palestinesi portò alla morte undici atleti israeliani
Quarantotto anni fa la strage alle Olimpiadi di Monaco, l'attacco dei terroristi palestinesi portò alla morte undici atleti israeliani
05 settembre 2020, ore 16:35
Dopo ore estenuanti di trattative seguite all'irruzione nel villaggio Olimpico dei terroristi, la strage avvenne all'aeroporto
Il 5 settembre del 1972, al villaggio olimpico di Monaco, l'alba prometteva una giornata di sport, gioia e fratellanza internazionale. All'improvviso, invece, il buio del terrore, che trasformò quello di quell'anno in un settembre sanguinoso.
L'irruzione dei terroristi
Il commando di otto terroristi palestinesi, appartenenti all'organizzazione Settembre Nero, irruppe negli alloggi Olimpici degli atleti israeliani all'alba di quarantotto anni fa. Due degli atleti, che avevano tentato di opporre resistenza, furono uccisi subito, mentre altri nove furono presi in ostaggio. Alle 5.08 del mattino, da un balcone furono gettati due fogli di carta. I terroristi chiesero la liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e dei terroristi tedeschi della Rote Armee Fraktion, Andreas Baader e Ulrike Meinhof, detenuti in Germania. I terroristi avevano con sè fucili d'assalto Kalasnikov, pistole mitragliatrici, vari caricatori e bombe a mano. Nei giorni precedenti, alcuni di loro, fingendosi tifosi, erano riusciti a entrare nella palazzina e a memorizzare alcuni particolari utili all'azione.
La negoziazione
Il governo tedesco formò un'unità di crisi, che lavorò in contatto con il primo ministro israeliano, Golda Meir. La posizione della donna fu molto ferma, ai terroristi non doveva essere concesso nulla. Tel Aviv si offrì di mandare un'unità speciale di supporto per un blitz, ma Berlino rifiutò. I terroristi, dopo che la Germania tentò di prendere tempo, fissarono un ultimatum alle 12.00. Uno dei palestinesi uscì a parlare con i negoziatori con una bomba a mano ben visibile nel taschino. L'ultimatum fu in seguito spostato alle 15.00 e poi alle 17.00. Verso le 16.00, un gruppo di tredici agenti cercò di introdursi nell'edificio attraverso i condotti di ventilazione. L'operazione fu mandata in diretta tv e vista anche dai terroristi, che minacciarono di uccidere immediatamente gli ostaggi.
Il trasferimento
Poco prima delle 17.00, i terroristi chiesero di essere trasferiti insieme agli ostaggi al Cairo, per continuare le trattative dall'Egitto. Il governo del Cairo negò però l'assenso. A quel punto, l'ultimatum fu spostato alle 21.00 e i palestinesi minacciarono di uccidere un ostaggio per ogni ora di ritardo. I negoziatori tedeschi dissero così ai terroristi che sarebbero stati trasferiti in aeroporto in elicottero. L'obiettivo delle forze di sicurezza era quello di uccidere i terroristi mentre si dirigevano a piedi verso gli elicotteri, ma il capo dei palestinesi chiese che fossero trasferiti con un minibus. Alle 22.10 il gruppo lasciò l'edificio. Li attendeva un Boeing 727, all'interno del quale si trovavano già poliziotti travestiti da personale della Lufhtansa. Intorno alla pista e sulla torre di controllo furono piazzati cecchini, che avrebbero dovuto tentare il tutto per tutto per uccidere i terroristi. Nella torre del controllo c'era anche il direttore del Mossad, il servizio segreto israeliano.
Il tragico epilogo
Alle 22.35, gli elicotteri atterrarono all'aeroporto. Poco prima, la polizia, su decisione dei negoziatori, era scesa dal Boeing per evitare che l'aereo carico di carburante potesse esplodere e perchè le finte uniformi della Lufthansa erano state male assemblate. Quando i terroristi si accorsero che l'aereo era vuoto, tornarono di corsa agli elicotteri. I cecchini iniziarono a sparare e i terroristi risposero al fuoco. Due palestinesi morirono subito. Per un'ora si fece fuoco senza sosta. I terroristi, infine, si videro accerchiati e uccisero tutti gli ostaggi israeliani. Nel blitz morirono altri due terroristi e due poliziotti tedeschi. Due dei palestinesi furono poi catturati feriti e uno illeso, mentre l'ultimo fu ucciso in un successivo scontro a fuoco durante la fuga.
Le motivazioni dell'attentato
Il leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Yasser Arafat, negò qualsiasi coinvolgimento nell'azione. Secondo alcune ipotesi, il pretesto per un'azione terroristica fu fornito dalla lettura di una notizia secondo la quale il Comitato Olimpico Internazionale non aveva degnato di risposta la richiesta della Federazione Giovanile della Palestina di poter partecipare ai giochi con una propria delegazione. Il dirigente di settembre nero, Abu Mohammedi, avrebbe commentato così: "Se non ci permettono di partecipare ai Giochi olimpici, perchè non proviamo a prendervi parte a modo nostro?".
La vendetta
Israele non dimenticò. Il Mossad, su ordine del premier Golda Meir, formò una squadra top secret, che ebbe il compito di rintracciare e uccidere tutti i mandanti, i finanziatori e gli organizzatori del massacro. La lista di Golda, così venne chiamata, seminò morte per anni in Europa e in Medioriente. Tutto è stato raccontato nel libro Vendetta di George Jonas, che è poi diventato un film di Steven Spielberg.