Raffaella, l'ombelico d'Italia, quella volta con Sordi a "Canzonissima" per aggirare la censura sul Tuca Tuca
Raffaella, l'ombelico d'Italia, quella volta con Sordi a "Canzonissima" per aggirare la censura sul Tuca Tuca
05 luglio 2021, ore 20:22 , agg. alle 10:01
I racconti della Carrà: “Era una trovata così pulita, ma solo dopo una puntata il mio ballo era stato proibito, anche per le pressioni del Vaticano. Però Alberto insistette per fare la coreografia, e fu un successo per grandi e piccini. Anche Madonna la omaggiò in un tour”
Era l’Italia che credeva nella Befana. Quella dei milioni di lire che il 6 gennaio venivano distribuiti dalla Lotteria di Capodanno attraverso la tv. Ma per Raffaella la signora con la scopa non era un’illusione: “Io la vidi in carne ed ossa”, mi raccontò un giorno. “Attraversava la parete del salone di casa mia. A cavallo del suo arnese. Saranno state le quattro del mattino. Ero bambina, con mio fratello. Giuro che è volata via». Obiettai: mi sta prendendo in giro? La Carrà fece risuonare la sua gorgogliante risata: “No, davvero! Ero perfettamente sveglia. È stato uno dei tipici misteri dell'infanzia. D'altra parte, in famiglia aspettavamo con trepidazione la vecchina, per noi la vera festa era l'Epifania. Lì arrivavano i regali. Il Natale a Bologna era invece un giorno di scherzi per i bambini. Non ti piacevano le uova? E la mamma ti faceva trovare uova di marzapane nel tegamino, sotto l'albero. E ovviamente dolci. Aspettavo la Befana. Arrivavano le bambole ma non ci giocavo. Muovendo bottoni sul tappeto del pavimento inventando balletti: volevo diventare una grande coreografa. E avevo un cavallo a dondolo bianco, di cartapesta. Era il mio Pegaso”. Avrebbe dovuto aspettare la vita adulta, la ragazzina Raffaella Pelloni, per vedere i desideri materializzarsi. Passando anche per quelle voci sussurrate su un flirt con Frank Sinatra durante le riprese del film “Il colonnello Von Ryan”. Su questo presunto love affair glissò sempre. Era pudica, la Carrà, malgrado quell’ombelico scoperto in tv, il sabato sera del Primo Canale Rai, con l’inarrivabile Corrado di “Ma che musica maestro!”. E poi Canzonissima, la trasmissione della Lotteria, 1971, lo “scandalo” del "Tuca Tuca".
A cena con Albertone e la Zanicchi
Al Vaticano non era piaciuta quella coreografia “peccaminosa” che Raffa aveva messo a punto con il ballerino Enzo Paolo Turchi. E la Rai democristiana...”mi censurò dopo una puntata, malgrado la canzone fosse in cima alle classifiche dei 45 giri, guerreggiando con Lucio Battisti. Ma c'era Alberto Sordi che veniva da me e Gianni Boncompagni a giocare a casa nostra con il baracchino dei radioamatori. Imitava se stesso e quelli dall'altra parte della radio dicevano: ‘so' mejo io a fa' la voce de Sordi!’. Non lo riconoscevano! Una sera a cena, e c'era pure Iva Zanicchi, lui mi fa: ‘So che hai fatto 'na cosa, vengo da te a Canzonissima, ma solo se possiamo ballarla’. Non potevano dire di no a Sordi. Fu memorabile: mi sfiorava i seni con la punta delle dita, senza toccarmi. E io a lui: ‘Albè, stavolta ce cacciano’. Come cambiano i tempi. Era una cosa così pulita...”, commentò con una punta di nostalgia la bionda icona nazionale. E poi mi disse, quasi scusandosi: “Sa, nel 2012 anche Madonna omaggiò il Tuca Tuca in un tour. Anni prima, era stata mia ospite a ‘Carramba che sorpresa’...”.
La rivalità con Mina e Sorrentino
Nel ‘74 lo show ‘Milleluci’: spartiacque della storia della tv italiana in bianco e nero. Ospiti leggendari, e le due padrone di casa erano Raffaella e Mina. Rivalità insanabile?, chiesi alla Carrà. E lei giù con quella risata sorniona. “Macché! Era colpa di Antonello Falqui, grandissimo regista, che se vedeva una lampadina fulminata in fondo allo studio ci faceva ripetere i nostri numeri! Ore e ore così, e noi cantavamo tutto dal vivo. Mina alloggiava all'Hilton e la sera veniva da me a giocare a scopone scientifico. La mia governante le cucinava cavolo al forno. Io poi andavo a trovarla a Lugano, lei mi preparava la colazione. C'era feeling. E io, si sappia, non sono buona sul lavoro. Ma con i grandi non si litiga mai”. Giusto: si trova sempre una quadra. Come quando il grande cinema veniva a bussarle alla porta per le sue hit ultrapop. Lei che si era baloccata con l’eros danzereccio in “Rumore” o con “Come è bello far l’amore da Trieste in giù” (“E quelli di Bolzano, che sono più a Nord?, protestavo con Boncompagni. Ma Gianni: ‘mi serviva la rima’). Quando Sorrentino chiese di utilizzare ‘A far l’amore comincia tu’ ne ‘La Grande Bellezza’, lei tentennò, pensando ai soliti 20 secondi in un film non d’autore. “Poi vidi la scena, e dissi a Claudio: un pezzettino di Oscar è pure mio e di Bob Sinclar”. Se n’è andata sul far di una strana estate, Raffaella, alla fine di una pandemia che ha reso a lungo deserte le strade e il cuore, come nella ‘Grande Bellezza’. Non abbiamo ancora riabilitato l’amore, il desiderio, il rumore e le feste, per quanto intruppone e kitsch. Mancherà, l’innocenza giocosamente sexy e spietatamente anacronistica di Raffaella, l’ombelico di un’altra Italia, per il ‘libera tutti’ della vita che torna.