Ready Player One è un capolavoro, ecco perché
Ready Player One è un capolavoro, ecco perché
03 aprile 2018, ore 12:05
Un viaggio. Nelle nostre emozioni più fanciulle, prima ancora che nel tempo e nella memoria
Sì, lo so, schiere di affermati e seriosi critici mi smentirebbero o semplicemente mi archivierebbero come un povero dilettante, un Peter Pan facilone e vagamente ignorante. Me ne importa il giusto, cioè nulla.
Perché il nuovo film di Steven Spielberg è Cinema allo stato puro. E' fantasia sfrenata, eppure credibile, è ragionamento sui nostri tempi, senza far finta di essere intellettualoidi o - peggio - criptici, per iniziati. Il Cinema alla sua essenza primaria: svago, con intelligenza, ma soprattutto cuore. Tanto cuore.
Il viaggio regalato al mondo da questo eterno e geniale ragazzo di 71 anni è dentro di noi, grazie al trucco cinematografico per eccellenza: l'immagine al servizio della fantasia. Vi diranno tutti della valanga di citazioni, in Ready Player One, dell'amore sconfinato per la giovinezza (sua e dell'intera generazione anni '80) di Spielberg, dei mille richiami, che porteranno tanti a vedere e rivedere - e ascoltare! - più volte il film.
A me, preme sottolineare il vero effetto che può fare Ready Player One, su chi sia disposto a lasciarsi andare: entrare in Oasis. Il videogioco, immaginato dal romanzo di Ernest Cleine e magnificamente riprodotto da Spielberg, permette a un mondo incupito di ritrovare, sia pur solo virtualmente, la luce. Allo stesso modo, tutto il film è un invito all'adulto ad arrendersi e lasciare campo libero al bambino/fanciullo/ragazzo, che ognuno di noi custodisce da qualche parte. Permettere a quel bimbo di tornare alla luce, riprendersi lo spazio, che non dovremmo mai dimenticare di lasciare alla parte più pura e onesta di ciascuno. Ready Player One è questo, se saremo disposti a non vergognarci di cosa vorremmo essere, almeno ogni tanto.
In cambio, dovremo solo ammettere a noi stessi che imbracciare una fantasmagorica arma galattica, per salvare i nostri amici e in definitiva il mondo, è qualcosa per cui valga la pena versare una lacrima in una sala cinematografica. E urlare di gioia, all'apparizione del nostro robottone preferito, proprio come 35 anni fa.
A chi sorride cinicamente a queste righe, dedico il finale di Ready Player One. Il resto è Cinema.
Il viaggio regalato al mondo da questo eterno e geniale ragazzo di 71 anni è dentro di noi, grazie al trucco cinematografico per eccellenza: l'immagine al servizio della fantasia. Vi diranno tutti della valanga di citazioni, in Ready Player One, dell'amore sconfinato per la giovinezza (sua e dell'intera generazione anni '80) di Spielberg, dei mille richiami, che porteranno tanti a vedere e rivedere - e ascoltare! - più volte il film.
A me, preme sottolineare il vero effetto che può fare Ready Player One, su chi sia disposto a lasciarsi andare: entrare in Oasis. Il videogioco, immaginato dal romanzo di Ernest Cleine e magnificamente riprodotto da Spielberg, permette a un mondo incupito di ritrovare, sia pur solo virtualmente, la luce. Allo stesso modo, tutto il film è un invito all'adulto ad arrendersi e lasciare campo libero al bambino/fanciullo/ragazzo, che ognuno di noi custodisce da qualche parte. Permettere a quel bimbo di tornare alla luce, riprendersi lo spazio, che non dovremmo mai dimenticare di lasciare alla parte più pura e onesta di ciascuno. Ready Player One è questo, se saremo disposti a non vergognarci di cosa vorremmo essere, almeno ogni tanto.
In cambio, dovremo solo ammettere a noi stessi che imbracciare una fantasmagorica arma galattica, per salvare i nostri amici e in definitiva il mondo, è qualcosa per cui valga la pena versare una lacrima in una sala cinematografica. E urlare di gioia, all'apparizione del nostro robottone preferito, proprio come 35 anni fa.
A chi sorride cinicamente a queste righe, dedico il finale di Ready Player One. Il resto è Cinema.