24 aprile 2021, ore 23:40
agg. 26 aprile 2021, ore 14:52
Draghi sblocca l’impasse con l’Europa e trova la quadra sulle riforme. Il premier prima e il ministro dell’Economia Franco poi confermano l’ok della Commissione europea. I partiti in pressing sull’estensione del superbonus al 2023, in campo anche Conte. Il Pd spinge per condizionalità sull’occupazione di donne e giovani. Critica Fdi “Democrazia sospesa”
"Green light dalla Commissione Europea". Lo ha detto, in apertura del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi confermando, insieme al ministro dell'Economia Daniele Franco, che la lunga e serrata interlocuzione con Bruxelles è andata a buon fine e che il confronto ora prosegue su questioni marginali. “Il governo nasce come governo ambientalista. È un bene che il Pnrr verta sulla transizione ecologica. Senza la vocazione ambientale e digitale di questo Governo, questo Piano non sarebbe mai stato accettato dalla Commissione Europea” così, secondo alcune fonti, il premier Mario Draghi ha sottolineato l'occasione storica offerta del Recovery plan, confermando il disco verde dell'Europa. Il piano di ripresa e resilienza (PNRR) da oltre 200 miliardi da cui passa la ripartenza dell'Italia è rimasto bloccato per tutto il giorno tra rilievi degli uffici di Bruxelles e tensioni dei partiti sul Superbonus, in cdm sempre il ministro Franco si è impegnato a trovare le risorse nella manovra di autunno per estenderlo al 2023.
L’INTERVENTO DIRETTO DEL PREMIER
Per "sbloccare lo stallo" è intervenuto direttamente il presidente del consiglio Mario Draghi, con una telefonata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, cui ha dato la sua garanzia del cambio di passo per assicurare la messa a terra degli investimenti e, soprattutto, la realizzazione delle riforme necessarie alla ripresa. Il premier ha parlato con Von Der Leyen ma anche con i commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni.
LE MAGLIE EUROPEE
Bruxelles ha chiesto "rifiniture", in particolare sui dossier fisco, PA e business environment. Tre i grandi capitoli di confronto con l'Europa: le riforme, appunto, la coerenza degli investimenti con gli obiettivi del piano, una 'governance' chiara soprattutto nella fase dell'attuazione.
LA PARTITA TUTTA INTERNA ALLA MAGGIORANZA
Mentre Draghi negoziava con la Commissione, a Roma si diffondevano i mal di pancia tra i partiti della maggioranza. Perché Quota 100 non sarà rinnovata e per lo schema della governance ancora da definire. Ma anche per la lista delle cose mancanti, a partire dal Superbonus: la proroga al 2023 dell'incentivo al 110% per le ristrutturazioni green e antisismiche è stata chiesta a gran voce da Movimento 5 Stelle, Pd e Forza Italia. I pentastellati hanno chiesto garanzie "nero su bianco" e "un segnale inequivocabile" direttamente da parte di Draghi. Perché si tratta di "un punto essenziale", come lo ha definito l'ex premier Giuseppe Conte. Il Pd con il segretario Enrico Letta ha chiesto e ottenuto ci sia un vincolo che garantisca più occupazione per donne e giovani. Per Forza Italia servono "correttivi su politica industriale, rigenerazione urbana, fondi per il Sud" che non devono essere "meno del 40%". I ministri di Fi hanno, infine, espresso soddisfazione per le molte risorse stanziate per il Sud e per la riforma della Pa, e per il coinvolgimento delle Regioni e degli enti locali nella fase di attuazione del piano.
L’OPPOSIZIONE CRITICA
La leader di Fratelli D'Italia Giorgia Meloni è andata all’attacco parlando di “democrazia sospesa” ed ha accusato il governo di mancanza di informazioni: "anche l'indecenza ha un limite. Mancano meno di 48 ore dalle sedute parlamentari e il Recovery Plan non è stato ancora nemmeno pubblicato". E sui social il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha rincarato la dose “La discussione alla Camera comincia lunedì alle 16. Il documento sarà oltre le 320 pagine. Secondo voi facciamo in tempo a leggerlo con attenzione, a consultarci con territori, sindacati, associazioni, movimenti, cittadini per fare osservazioni sensate e partecipate? Mi pare chiaro che qualcuno stia prendendo in giro il Paese e il Parlamento''.
LE TAPPE INDEROGABILI
Il cdm ha lavorato fino a tarda notte per chiudere il piano da presentare lunedì alle Camere. Poi il Pnrr dovrà essere approvato in Consiglio dei ministri prima del 30 aprile, data in cui Bruxelles attende il documento ufficiale. Successivamente prima i commissari e poi l'Ecofin saranno chiamati ad approvare il piano e a garantire, così, il primo anticipo da 24 miliardi entro l'estate.