Revenge Porn, a RTL 102.5 parla il papà di Carolina Picchio

Revenge Porn, a RTL 102.5 parla il papà di Carolina Picchio

Revenge Porn, a RTL 102.5 parla il papà di Carolina Picchio


03 aprile 2019, ore 10:00

Paolo Picchio, che perse la figlia, suicida a 14 anni, ai microfoni di Non Stop News il giorno dopo l'approvazione alla Camera della norma che vieta di diffondere immagini pornografiche, senza consenso di interessato

"Auspicavamo che si potesse arrivare al risultato di ieri, all'approvazione all'unanimità della norma sul revenge porn. Ricorda molto quello che abbiamo ottenuto, nel nome di Carolina, con la legge 71 sul cyberbullismo. Anche in quel caso il voto fu unanime: sui diritti, soprattutto quando si parla di ragazzi, non possono esserci barriere politiche". Lo ha detto ai microfoni di Non Stop News, Paolo Picchio, papà di Carolina, una delle prime vittime di episodi di revenge porn, commentando l'approvazione di ieri alla Camera della norma che vieta di diffondere immagini pornografiche senza il consenso dell'interessato: "Come associazione Carolina abbiamo partecipato al tavolo tecnico voluto dall'onorevole Laura Boldrini. Siamo sul pezzo sin dall'inizio. Dopo la tragica vicenda di Carolina, facciamo formazione, sensibilizzazione, garantiamo supporto tempestivo nei confronti delle vittime e dei minori che si rendono responsabili di atti di cyberbullismo, per un uso consapevole degli strumenti digitali. Genitori e insegnanti devono essere attentissimi in qualsiasi modifica emotiva del ragazzo: uno scarso rendimento a scuola e un isolamento possono essere segnali di forme di cyberbullismo, è importantissimo intervenire subito". Il signor Picchio ha poi concluso: "I responsabili mancano di una responsabilizzazione. Invitiamo tutti ad avere una maggior capacità di relazionarsi in modo consapevole. Purtroppo, questi individui non si rendono conto che postare immagini o insultare qualcuno sul web è un fatto non solo drammatico per la vittima, ma vuol dire anche diffondere qualcosa di riservato e privato. È una sofferenza che si moltiplica per mille volte".