Riforme, martedì l’ultimo round in Commissione, il premierato sarà in aula al Senato ad inizio maggio

Riforme, martedì l’ultimo round in Commissione, il premierato sarà in aula al Senato ad inizio maggio

Riforme, martedì l’ultimo round in Commissione, il premierato sarà in aula al Senato ad inizio maggio   Photo Credit: Agenzia Fotogramma


18 aprile 2024, ore 19:00

Fdi prepara i comitati civici in vista del referendum, al primo nato a Roma si aggiungono quelli di Ferrara, Rimini e Campobasso. Ma secondo il Pd “è un ddl che persegue la capocrazia. E tra la democrazia liberale e la capocrazia c’è una grande differenza"

"Sono stati 5 mesi esatti di lavoro, abbiamo iniziato il 23 novembre e termineremo il 23 aprile". Chiosa in questo modo, alla fine di seduta della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, presidente della prima del Senato e relatore del ddl Casellati che punta a inserire nella Costituzione l'elezione diretta del premier. Nella seduta di ieri sono terminati i voti degli emendamenti, con gli ultimi previsti per l'art.5 del testo, quello che abolisce i senatori a vita. Si guarda ora all'ultimo voto, quello di martedì prossimo, quando, in tarda serata, si darà mandato al relatore per l'Aula.

L’ok

Un ok che pare a questo punto scontato, dopo decine di audizioni e una l'opposizione schierata sul no alla riforma, che ha scelto l'ostruzionismo (Pd-Avs) o pochi emendamenti mirati (M5S) e la maggioranza di fatto coesa, nonostante alcune esitazioni della Lega, attenta a non far mettere la freccia alla riforma voluta dalla Meloni a scapito dell'Autonomia, ora in discussione alla Camera. Tutte le forze politiche sono convinte che la partita parlamentare, con il testo atteso in Aula forse già la prima settimana di maggio, non avrà particolari ostacoli, ma certo non potrà essere approvato dalle Camere senza dover passare per la strada del referendum popolare. Tant'è che chi come Fdi si vuole intestare la riforma più importante per il governo, guarda già alla promozione dei comitati civici a sostegno della riforma. In Senato, proprio mentre la commissione terminava il lavoro sugli emendamenti, Fdi ha presentato i primi comitati a sostegno della riforma costituzionale, al primo nato la scorsa settimana a Roma si aggiungono quelli di Ferrara, Rimini e Campobasso.

La riforma-madre

"Il premierato è la riforma madre e la porteremo a termine in questa legislatura", assicura la meloniana Domenica Spinelli, partecipando all'incontro. "C'è una narrazione totalmente errata su questo tema da parte delle opposizioni, che stride con le sollecitazioni che ci vengono dai territori che ci lasciano ben sperare", sono le sue parole. "Dobbiamo fare in modo che l'informazione sul premierato arrivi ai cittadini senza il filtro della propaganda della sinistra", aggiunge Balboni, quasi già in campagna referendaria. Nel frattempo si dovrà discutere anche della legge elettorale da abbinare. Altro tema caldo. Balboni assicura che verrà approvata "il giorno dopo l'ok definitivo al premierato". Rispondendo a chi gli chiede cosa accadrebbe se venisse approvata la riforma del premierato ma non la legge elettorale necessaria per la sua applicazione replica: "Non succederà anche perché non siamo nati ieri". "Dopo la prima lettura di Senato e Camera del ddl sul Premierato -assicura- occorrerà la seconda, nella quale il testo può essere o approvato o respinto, ma non modificato. A quel punto, quando avremo l'assetto definitivo della riforma, esamineremo la legge elettorale. Poi riprenderemo la riforma costituzionale per la seconda lettura conforme e il giorno prima approveremo la riforma e il giorno dopo la legge elettorale".

Il percorso

Un percorso che viene criticato dal Pd, che lo ritiene velleitario e contorto. "La riforma costituzionale portata avanti dalla maggioranza è pericolosa perché punta a realizzare un'eccessiva concentrazione del potere, senza mostrare alcun interesse per i contrappesi e l'equilibrio tra gli organi dello Stato, elementi che costituiscono la sostanza di ogni democrazia solida e vitale", dice il senatore dem Dario Parrini in Commissione. dove anche oggi ha ribadito come questo "è un ddl che persegue la capocrazia. E tra la democrazia liberale e la capocrazia esiste una grande differenza".



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