13 gennaio 2021, ore 20:05 , agg. alle 11:38
Si rischia di raggiungere il punto di non ritorno, a lanciare l’allarme sono i ricercatori della Northern Arizona University
Sono anni che si sente dire che a causa dell’inquinamento, il mondo sta cambiando in modo irreversibile. Ora sembra, davvero, che la situazione del nostro Pianeta sia entrata in una fase critica che, in assenza di politiche volte a modificare gli eventi, potrebbe portare la Terra sull’orlo di un baratro. Soliti allarmismi? No. E neanche i soliti catastrofismi. Realtà. Si leva alto il grido degli scienziati che chiedono di salvare il Pianeta dai cambiamenti climatici, che potrebbero innescare eventi a catena difficili da arrestare. Ora un nuovo studio che arriva dall’Arizona, mostra carte alla mano, che la situazione attuale potrebbe precipitare nell’arco dei prossimi 30 anni.
Il riscaldamento globale vicino a un punto di non ritorno
Proprio così. Il punto di non ritorno potrebbe essere raggiunto nel giro dei prossimi 20-30 anni. Entro questo periodo le piante potrebbero non essere più in grado di assorbire circa un terzo delle emissioni di carbonio prodotte dalle attività umane. L’attuale equilibrio sulla Terra è precario. E la quantità di anidride carbonica continua a crescere. A lanciare l'allarme, sulla rivista Science Advances, sono stati i ricercatori della Northern Arizona University, guidati dalla dottoressa Katharyn Duffy.
Individuata la temperatura critica che comincia a mettere ko le piante
Lo studio dell’Università americana ha analizzato i dati raccolti in 20 anni nei principali sistemi ambientali del mondo. Il gruppo di scienziati ha identificato la temperatura critica oltre la quale la capacità delle piante di catturare e immagazzinare il carbonio atmosferico comincia a calare. E si tratta di un fenomeno inarrestabile se la temperatura comincia poi a salire.
La Terra respira tramite le piante, a rischio gli ecosistemi se si alza la temperatura
L'attività delle piante terrestri e dei microrganismi del terreno aiuta la Terra a respirare, facilitando lo scambio di anidride carbonica e ossigeno. Gli ecosistemi di tutto il pianeta trattengono l'anidride carbonica e la rilasciano nell'atmosfera con la respirazione di microrganismi e piante. Negli ultimi decenni le piante sono riuscite a trattenere più carbonio di quello rilasciato, mitigando gli effetti del cambiamento climatico.
Da evitare il raggiungimento del picco, altrimenti le piante non assorbono più carbonio
Come detto, i ricercatori hanno individuato una soglia di temperatura oltre cui l'assorbimento di carbonio dalle piante rallenta e il suo rilascio accelera, e questa è di 18 per le piante dei climi temperati e di 28 per quelle dei climi più caldi. “I diversi tipi di piante variano la loro risposta alla temperatura, ma tutte mostrano un calo nella fotosintesi quando il clima diventa troppo caldo", ha sottolineato George Koch, co-autore dello studio.
Quali sono i luoghi dove l’equilibrio rischia di incrinarsi
I ricercatori della Northern Arizona University, guidati dalla dottoressa Katharyn Duffy, hanno spiegato che finora meno del 10% delle piante e dei microrganismi terrestri ha provato a raggiungere temperature oltre tale soglia e che con l'attuale tasso di emissioni la metà di loro potrebbe raggiungere la soglia critica entro la metà del secolo. Tra i luoghi dove l’equilibrio è a rischio troviamo, si legge sulla rivista Science Advances, le foreste dell'Amazzonia e la taiga russa e canadese.