01 aprile 2022, ore 18:24
Massimo Ferrero rischia il processo, chiuse le indagini della Procura della Repubblica di Paola, bancarotta fraudolenta per il fallimento di quattro società
Massimo Ferrero rischia il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta ed altri reati societari in relazione al fallimento di quattro società che avevano sede ad Acquappesa, centro della provincia di Cosenza. La Procura della Repubblica di Paola, infatti, ha concluso le indagini preliminari che lo riguardano. Per questa vicenda l'ex presidente della Sampdoria era finito in carcere a San Vittore a Milano lo scorso 6 dicembre. Assieme a Ferrero la Procura ha chiuso le indagini anche per altre otto persone, tra cui la figlia Vanessa, il nipote Giorgio, e l'ex moglie Laura Sini. Gli altri indagati sono Giovanni Fanelli, Aiello Del Gatto e Roberto Coppolone, amministratori di alcune delle società fallite, e Cesare Fazioli e Paolo Carini. Ferrero si era dimesso da ogni carica nella Sampdoria subito dopo l’arresto. Il club, è bene precisare, non è coinvolto nelle indagini. Il 23 dicembre Ferrero ha ottenuto i domiciliari.
Le indagini
Tutto è partito da una indagine della Guardia di finanza di Cosenza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola e che ha al centro dell’attenzione il fallimento di quattro società operanti in diversi settori, ovvero in quello alberghiero, in quello turistico e in quello cinematografico ed hanno interessato Ellemme spa, Blu Cinematografica srl, Blu Line srl e Maestrale srl, che erano state dichiarate fallite tra il 2017 e il 2020. Le Fiamme Gialle hanno accertato una gestione spericolata delle società e di una costellazione di scatole cinesi, in cui, secondo l'accusa, l'unico “dominus” era appunto Ferrero. Secondo l'accusa, “Viperetta” era il punto di riferimento di questo sistema che, secondo il gip, aveva "un ruolo apicale che emerge in maniera evidente dalle varie emergenze investigative fin qui esaminate" e che "non viene rivendicato dallo stesso Ferrero, ma gli viene riconosciuto dai vari interlocutori e correi" così era scritto nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo i pm e gli investigatori della Guardia di finanza, gli indagati, nel corso degli anni, avrebbero proceduto a distruggere o sottrarre in tutto o in parte i libri e altre scritture contabili delle società con lo scopo – secondo quanto ha scritto il gip – “di procurare a sè o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori” rendendo impossibile “la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari”. Dall’inchiesta sono emersi i rapporti non troppo idilliaci tra Ferrero e la figlia Vanessa, che intercettata, parlando del padre, avrebbe detto. “non ci sta con la testa, sta fuori”.