Roma dichiara guerra alle “key box”: al via le operazioni per la rimozione forzata

Roma dichiara guerra alle “key box”: al via le operazioni per la rimozione forzata

Roma dichiara guerra alle “key box”: al via le operazioni per la rimozione forzata Photo Credit: agenziafotogramma.it


Operai e vigili procederanno prima con una multa, poi con le tenaglie

È arrivato il momento della resa dei conti: il comune di Roma dichiara guerra alle key box, i “lucchettoni” muniti di combinazione utilizzati dai gestori degli alloggi turistici per i “self check-in”. L’assessore al Turismo della Capitale, Alessandro Onorato, ha dato il via alla rimozione forzata di questi dispositivi, schierando 15 operai e 20 vigili urbani incaricati, a partire da ieri, di fare la ronda nei quartieri in cui vi è la maggiore presenza di appartamenti impiegati per affitti brevi.


Le multe

In precedenza il Comune aveva già provato a intervenire per limitare la presenza delle “key box”. I sequestri eseguiti, tuttavia, non erano stati convalidati dalla procura, poiché non ritenuti legittimi. Per evitare lo stesso problema, dunque, il Campidoglio ha deciso di mettere in campo una procedura che ricade nell’ambito amministrativo. Una volta identificato un lucchetto, i vigili commineranno una multa al proprietario dell’immobile associato, intimando la rimozione del dispositivo; nel caso in cui non si riuscisse a risalire alla singola persona, la sanzione andrà a carico dell’intero condominio. Solo in caso di mancata rimozione si procederà in modo coatto, inviando gli operai che si occuperanno in prima persona di staccare le key box.

Queste squadre, munite di tenaglie, potranno intervenire bypassando lo step delle multe qualora i lucchettoni siano apposti su spazi pubblici (lampioni, semafori, panettoni dissuasori in cemento…). Si applica, in sostanza, la stessa regola introdotta anni fa per limitare i cosiddetti “lucchetti dell’amore”, quelli classici in metallo tanto amati dalle coppie che si promettono amore eterno attaccando catenacci in luoghi simbolo di Roma (Ponte Milvio, su tutti).

Le key box, negli ultimi anni, si sono moltiplicate a dismisura, in seguito alla crescita del numero di appartamenti impiegati per gli affitti brevi. Nella speranza di regolamentare il settore, era intervenuto anche il ministero dell’Interno, con una circolare diffusa nei mesi scorsi che rendeva obbligatorio il check-in di persona da parte dei proprietari delle case messe a disposizione dei turisti.


La rimozione forzata

Le operazioni di rimozione sono cominciate ieri dal rione Monti. In prima linea l'assessore al Turismo di Roma, Alessandro Onorato, insieme alla presidente del I Municipio Lorenza Bonaccorsi, ai tecnici comunali e alla Polizia Locale. L’obiettivo è staccarne almeno 200 a settimana, sfruttando anche le segnalazioni che arriveranno dai cittadini. Chi vorrà richiedere un intervento, potrà rivolgersi a un’apposita mail: taskforce.polizialocale@comune.roma.it.

   "Da oggi - ha detto Onorato - prende il via una task force che ha l'obiettivo di togliere le keybox e confidiamo che tenendo alta l'attenzione e facendo queste rimozioni costanti per un mese gli stessi gestori capiranno che questo giochino è durato fin troppo. Le toglieremo dagli spazi pubblici ma anche dagli spazi privati. Chi mette la keybox sa che io te la stacco e poi te la ristacco e te la continuo a ristaccare fin quando l'amministrazione non garantirà che non saranno più apposte all'esterno. Poi se le mettono all'interno del condominio è un altro tema. Abbiamo predisposto una mail dove segnalare con foto via e indirizzo dove sono situate. Quello di oggi è solo l'inizio finché vinceranno il decoro e la legalità".

Nonostante non ci sia un regolamento che vieta espressamente l’impiego di key box (rimane solo l’obbligo di effettuare i check-in in presenza), per attaccare le scatolette all’esterno dei palazzi privati serviranno comunque varie autorizzazioni. Questo vale per gli appartamenti costruiti nell’area UNESCO della capitale (che raccoglie la maggior parte di immobili messi in affitto), per tutti quelli compresi nelle Mura Aureliane e in alcune aree esterne. In questi ultimi due casi, in particolare, andrà presentata richiesta anche alla Sovrintendenza Capitolina.

"È una battaglia sul decoro e sulla legalità: chi opera per il turismo a Roma deve essere il primo a rispettare le regole", ha concluso l’assessore Onorato.



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