Rottura Blasi-Totti, l’odio sui social. Un esempio concreto di sessismo sistemico
19 luglio 2022, ore 17:17 , agg. alle 19:17
A una settimana dall’annuncio la bufera non è passata. Soprattutto per Ilary Blasi, aggredita e vessata sui social
ILARY E TOTTI DIVORZIANO DALLE ASPETTATIVE DEGLI ITALIANI
Per lungo tempo, separarsi dal marito ha significato per una donna incertezza economica – il più delle volte, totale assenza di autosufficienza – e biasimo pubblico. Nel 2022 i tempi sono cambiati, i movimenti femministi hanno combattuto le nostre battaglie e ci hanno fatto avvicinare a una qualche forma di parità (non salariale, sia mai), senz’altro. Ma la strada, specialmente per le vie meno istituzionali e più popolari (nel senso virtuoso del termine, ovvero tra la gente), è ancora molto lunga. Nonostante le pubblicità progresso e i buonismi di facciata, il sessismo è ancora una patologia culturale imperante, che viaggia indisturbata attraverso gli strumenti della democrazia e della libera espressione postmoderna, forte di una assai millantata e poco capita libertà di parola: i social media. Ebbene, c’è una nuova lettera scarlatta nella Capitale, la “I”. Ilary Blasi e Francesco Totti, i Brangelina della popolazione media italiana, hanno annunciato pubblicamente la loro volontà di separarsi. In un universo se non perfetto, quantomeno giusto, questa notizia verrebbe processata come decisione legittima di due persone con dei trascorsi ventennali e una storia non solo pubblica, fatta di opulenza e prosperità, ma soprattutto privata, che meriterebbe di rimanere tale. E invece no. La notizia è ancora calda, quasi nulla si sa dei motivi della rottura (che legittimamente potrebbero rimanere nel non detto), ma le dita volano sulla tastiera: indiscrezioni su presunti flirt e relazioni extraconiugali, foto fake e commenti al vetriolo invadono le pagine social dei due. I personaggi pubblici hanno senza dubbio meno spazio di manovra quando si tratta di tutelare la propria privacy in momenti delicati, ma nel caso di Totti e Blasi lo sdegno della gente sta raggiungendo livelli a dir poco preoccupanti: la fine di un rapporto privato è diventato un tradimento pubblico, che ha fatto sentire il popolo dei social nella posizione non solo di esprimere un forte dispiacere, ma soprattutto di invadere l’intimità di una famiglia. C’è un elemento fortemente discriminante, che orienta in maniera decisiva le parole del popolo social: Ilary è una donna.
C’ERAVAMO TANTO AMATI: DA OGGETTO DEL DESIDERIO A OGGETTO DI BIASIMO
La bufera mediatica degli ultimi giorni si è abbattuta con grande durezza su Ilary Blasi, volto più che noto della televisione italiana. Affermare che Blasi, in quanto donna, sia bersaglio principale di questa pioggia di sdegno non è provocazione o semplificazione, ma un caso lampante di misoginia e sessismo. Una volta circolata la notizia della separazione, non vi è stata alcuna esitazione da parte degli italiani nel puntare il dito contro la donna, condannata senza processo: sarebbe colpevole di tradimento, di menzogna, di essere un’arrampicatrice sociale (“e ora a chi ti accompagnerai per restare sulla cresta dell’onda?”). Ilary sarebbe una bugiarda e una falsa per aver messo a tacere, alcuni mesi fa, le voci su una imminente separazione da Totti. Peccato che nessuno ricordi che a smentire quelle voci furono, allo stesso tempo, marito e moglie, probabilmente ancora impegnati nel tentativo estremo di salvare un rapporto. Ma si sa, l’opinione pubblica non ammette le oscillazioni e i tentennamenti fisiologici dei rapporti umani. E i figli? La cultura patriarcale vuole che la donna sia innanzitutto moglie e madre (la sua controparte maschile, invece, è libera da oneri di natura), e dunque è suo dovere tutelare la prole. Blasi deve dunque vergognarsi, a detta dei più, di aver permesso a questa famiglia di sfasciarsi (“non ti fai schifo da sola, ma cosa devono pensare di te quei poveri figli…”). E se anche a sbarrare la strada di questo matrimonio fosse subentrato qualcun altro o qualcun altra, come può capitare che avvenga, la colpa è quasi del tutto da un lato. Alcune delle frasi reperibili tra i commenti dell’ultimo post Instagram di Blasi parlano chiaro sulla questione: “lei ha perso la testa per un altro, lui si è solo arreso”. Ma anche quando i rumors sembrano difenderla dalle accuse di tradimento, mandando avanti l’ipotesi che fosse Totti a intrattenere una relazione extraconiugale, Blasi ne sembra comunque responsabile: “sembrerebbe vero che Totti ha un’altra donna, ma è iniziato tutto da dei messaggi compromettenti trovati da Totti sul cell di Ilary”. Tutto questo, chiaramente, si aggiunge a commenti velenosi sul suo aspetto fisico: troppo rifatta, troppo magra, troppo appariscente, troppo poco sofferente. Addirittura, in più commenti si legge che “è talmente tanto cambiata che Francesco non la riconosce più come la sua Ilary e non ne è più innamorato”. Ilary Blasi, dunque, viene raccontata come un corpo sfigurato dalla chirurgia, un corpo di proprietà del marito, il quale, non vedendolo più aderente a determinati canoni, avrebbe perso interesse. Come se l’amore non potesse finire da entrambe le parti, come se una donna fosse amata solo per il suo aspetto fisico. Soprattutto, come se non avesse voce in capitolo. Non è purtroppo una novità la sessualizzazione estrema del corpo femminile, perennemente soggetto allo sguardo giudicante, che con atteggiamento paternalistico si permette di vedere in quel corpo lo specchio di un’interiorità che, nei fatti, non può raggiungere. Ed è così che quel corpo fino a oggi desiderato (perché, nella retorica corrente, apparteneva al Capitano), diventa troppo smagrito a seguito della rottura, sbattuto sui social nel patetico tentativo di apparire a un’età alla quale, per una donna, è assolutamente immorale mostrarsi bella e padrona di sé. A rincarare la dose, una buona fetta di giornalismo che non perde occasione di calcare la mano sull’aspetto di Ilary Blasi, che apparirebbe “più sexy che mai” dopo la rottura. Non sorprende infatti che a Totti venga rimproverato di aver (forse) scelto un corpo più bello, più giovane, o di aver rifiutato un corpo attraente, sexy, non una persona. Come da manuale, nonostante Ilary Blasi sia una donna di successo, con una carriera televisiva avviata, la sua persona e la sua carriera non possono essere svincolate dalla grandezza di Totti: “fallita nella vita, hai finito di mangiare”; “borgatara arricchita, se non eri la moglie di Totti facevi la fame”; “grazie a Totti ha avuto visibilità e successo, altrimenti… CIAONE!”; “cercavi disperatamente il calciatore ricco e famoso e alla fine ti ha scaricata per una più giovane”. Quello che ci fa capire la natura sistemica del sessismo e della predominanza della cultura patriarcale, che stiamo disperatamente cercando di estirpare, è il fatto che gli attacchi a Ilary Blasi arrivino tanto da uomini quanto da donne. Questo è la misura di quanto lunga e dolorosa potrà essere ancora la lotta contro strutture di pensiero da tempo introiettate.