11 agosto 2023, ore 21:49
Sessanta giorni di tempo per trovar soluzioni efficaci sul salario minimo, è la proposta del governo, ma le opposizioni sono fredde
Sessanta giorni di tempo per trovare "soluzioni efficaci", e "insieme". Così Giorgia Meloni prende tempo sul salario minimo, che secondo lei non risolve il problema dei bassi salari e del lavoro povero. E davanti alle opposizioni, che per la prima volta si presentano unite all’incontro di Palazzo Chigi, rilancia proponendo di dare al Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro ) la regia di un lavoro approfondito per arrivare a una proposta di legge che affronti una materia così ampia nelle sue complessità. Ma per le opposizioni si tratta solo di un tentativo di "fare melina", un "diversivo" convinta non si arriverà a un risultato, non si sottrarrà al confronto ma allo stesso tempo continuerà anche con la raccolta firme la battaglia per il salario minimo. Per la prima volta la premier Giorgia Meloni scende in piazza Colonna per una dichiarazione. Lo fa davanti alle telecamere accese e a orario tg confermando che le "divergenze ci sono", ma c'è tutto il tempo per "coinvolgere anche le parti sociali" e fare un lavoro "insieme", parola che usa di più anche nelle due ore attorno al tavolo in Sala Verde.
L’incontro a Palazzo Chigi
Pd, M5s, Azione, Verdi, Sinistra e +Europa si presentano uniti e puntuali alle 17 all’incontro con il governo fissato a Palazzo Chigi. Da una parte L’esecutivo, con la premier al centro, dall'altra Elly Schlein e Giuseppe Conte ai due lati di uno spazio lasciato per far partecipare, in videocollegamento anche Matteo Salvini. Che parla poco durante il confronto, anche se la Lega poi sarà la più tranchant nei confronti di opposizioni che restano "sulle loro posizioni ideologiche". Una certa "rigidità" la nota anche Antonio Tajani, assicurando comunque che l'obiettivo è quello di "salari più ricchi". L'introduzione lascia perplesse le opposizioni. La premier parla a lungo per ribadire le sue obiezioni allo strumento del salario minimo che può diventare addirittura "controproducente". Poi tocca ai leader delle minoranze, che prendono la parola in ordine alfabetico. E fin lì sembra il "remake della discussione in commissione e del question time" dice al tavolo Riccardo Magi. "Ognuno sulle sue posizioni, palla al centro", la sintesi di altri partecipanti. A un certo punto Carlo Calenda chiede di fumare. Tutti, o quasi, sul balconcino, Meloni compresa. Sarà stato forse quello il momento in cui a margine c'è stato quello "scambio di battute" come minimizza la premier, "senza risposte" come sottolinea con forza Schlein, su alluvione e caso De Angelis ("è questione del Lazio, non credo di dovermene occupare", le uniche parole della premier). Poi, nella replica, Meloni lancia la sua proposta. Niente dettagli subito, facciamo fare dal Cnel ("ho già la disponibilità di Renato Brunetta che è pronto a convocarvi da domani", assicura) tutte la analisi, dati alla mano. E poi vediamo, il ragionamento, quale può essere la via più interessante e "condivisa" da perseguire. Con l'obiettivo di "rafforzare i salari, combattere il lavoro povero.
Davanti alla stampa e alle tv
Al termine del confronto tra governo e opposizioni sul salario minimo c’è la passerella davanti ai giornalisti. Sono questioni che ci interessano", spiega la premier Giorgia Meloni, annunciando che la prossima legge di Bilancio sarà tutta concentrata "su famiglie e lavoro". Ci sono anche le questioni "dei contratti pirata, della precarietà, dei lavoratori esclusi dalle tutele", aggiunge. Spiegando che è stato "un segnale di attenzione e di rispetto" non presentare una proposta prendere o lasciare - "non ricordo di essere mai stata convocata dal premier per una proposta fatta in Parlamento quando ero all'opposizione", rimarca. Per le opposizioni, però, è il segno che "il governo non ha le idee chiare", dice Elly Schlein. Della stessa opinione Giuseppe Conte: il governo, dice il leader M5S, "butta la palla in tribuna" perché, incalza anche Nicola Fratoianni, in realtà "non hanno una proposta alternativa". Più ottimista Carlo Calenda, pivot dell'incontro di oggi, che un dato positivo lo vede: "nessuno ha sbattuto la porta". Ma, lamentano un po' tutti, ci sono stati 4 mesi di discussione in commissione, compresa l'audizione del Cnel. C'era tutto il tempo per studiare una controproposta. Che non è arrivata. E ora si ritorna al Cnel. "Dovevamo chiuderlo, andrà a finire che chiuderemo il Parlamento" la battuta, amara, di Benedetto della Vedova.