29 gennaio 2025, ore 08:00
'Un calcio a democrazia', dice Più Europa. Schlein e Conte ribadiscono la richiesta alla Meloni 'venga in Aula'
La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha rivelato sui social di essere finita sotto indagine quando mancavano meno di 24 ore dalle informative in Parlamento di due suoi co-indagati, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Le opposizioni hanno colto l'elemento tempo per ribadire la richiesta, ora più che mai, di vedere in Aula anche la premier. Al centro c'è la vicenda Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica arrestato in Italia su mandato di cattura della Corte penale internazionale, poi rilasciato e rimpatriato. Uno scenario che è durato poche ore. In serata il contrordine: nessuna informativa. E dal centrosinistra è scoppiata la polemica sulla polemica.
LE REAZIONI
"Cancellare l'informativa di Piantedosi e Nordio sul caso Almasri è inaccettabile nei confronti del Parlamento - ha detto il segretario di Più Europa, Riccardo Magi - l'ennesimo calcio che il governo Meloni dà alla democrazia parlamentare. Il Presidente Fontana protesti formalmente, visto che quello della Procura di Roma altro non è che un atto dovuto a seguito di una denuncia". Richiesta alla quale si è subito associata Avs.
OPPOSIZIONI NEL MERITO DELLA VICENDA
Fino a quel momento, il botta risposta era stato sulla sostanza della vicenda. "Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro - ha detto la segretaria Pd Elly Schlein - ma è sul piano politico che insistiamo dall'inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico". Stessa richiesta da parte del M5s, con Giuseppe Conte che ha accusato la presidente del consiglio di rifugiarsi sempre nel "complottismo e nel vittimismo". Come Schlein, anche Conte non ha spinto il tasto giustizialista: "Il Governo ha combinato un grave disastro politico - ha detto il leader Cinque stelle - mettendo in fila menzogne e versioni diverse, senza spiegarci davvero perché hanno imbarcato a nostre spese e con tutti gli onori su un volo di Stato un criminale libico anziché consegnarlo alla Corte penale internazionale". In ogni caso, l'avviso di garanzia "è un atto dovuto - ha aggiunto Conte - Meloni ne risponda serenamente, se non ha nulla da nascondere. Si tolga il guscio da Calimero".
L’EPILOGO POLEMICO
Insomma, dal centrosinistra nessun affondo giustizialista, ma nemmeno critiche all'azione dei magistrati. Tranne che da parte di Carlo Calenda: "Il governo italiano ha combinato un disastro, ma che un presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ragione di Stato (mai ammessa) è surreale", ha detto segretario di Azione. Mentre il presidente di Italia viva, Matteo Renzi, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. "Non faremo a Giorgia Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie - ha scritto - Per noi la presidente del consiglio è innocente come chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato". Tranchant Alleanza Verdi-Sinistra: "Il governo ha violato la legge: lo Statuto della Corte penale internazionale e la legge sulla cooperazione con la Corte, che l'Italia ha ratificato", ha detto il co-portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli. Il video di Meloni è piombato sui telefonini dei parlamentari mentre alla Camera era in corso il dibattito sulle mozioni sul Medio oriente. Fra i banchi di maggioranza e quelli di opposizione c'è stata un po' di tensione, specie quando Nicola Fratoianni, che in quel momento aveva la parola, ha fatto accenno alla vicenda: "Se il governo italiano libera un torturatore, uno stupratore, un assassino e addirittura lo riaccompagna a casa con un volo di Stato in Libia, allora voi - ha detto il segretario di Si e deputato di Avs - avete già scelto da che parte stare".