Salute, mangiar male costa fino a 289 euro all’anno

Salute, mangiar male costa fino a 289 euro all’anno

Salute, mangiar male costa fino a 289 euro all’anno


11 luglio 2024, ore 12:00

Il rapporto “Malattie, cibo e salute” della Fondazione Aletheia fa luce sui rischi per le nostre tasche di una dieta sbagliata

A estate inoltrata quasi tutti abbiamo affrontato (la maggior parte di noi, probabilmente, issando bandiera bianca) la prova costume. Chi non l’ha superata si rammarica: “avrei dovuto stare più attento/a”, “avrei dovuto mangiare meglio”. Se il riguardo per l’estetica ci porta a fare queste considerazioni, spesso sottovalutiamo altre conseguenze del nostro essere disattenti su quello che mangiamo: ad esempio, l’incidenza sulle nostre tasche. A metterci in guardia l’ultimo rapporto “Malattie, cibo e salute”, illustrato dal Comitato Scientifico della Fondazione Aletheia e realizzato con il patrocinio del ministero della Salute, secondo cui le diete sbagliate possono arrivare a costarci fino a 289 euro all’anno.

Lo studio

Il report parte da un’analisi che riguarda i chili di troppo degli italiani: nel 2023 l’eccesso di peso ha interessato il 46,4% dei maggiorenni. Il trend risulta in crescita: negli ultimi 20 anni è aumentato del 7,1% il tasso di persone in sovrappeso e del 36,4% quello di chi è affetto da obesità. Di conseguenza si alza anche l’incidenza di diabete passando dal 6,3% nel 2021 al 6,6% nel 2022 (+65% negli ultimi 20 anni).

Un aumento delle malattie legate all’aumento di peso, dunque, si ripercuote sul portafogli degli italiani, costretti ad attrezzarsi per far fronte alle cure necessarie. I costi sanitari rilevati dal rapporto comportano una contrazione annua del Pil europeo del 3,3%. In particolare, è proprio l’incremento del sovrappeso legato a diete sbagliate a rappresentare il 9% della spesa sanitaria nazionale. Per i singoli cittadini, questo si traduce in una spesa aggiuntiva personale di poco meno di 300 euro (289, per l’esattezza).

La prevenzione

Come difenderci dunque da questa ulteriore “tassa” cui ci ritroviamo a dover far fronte? La prima operazione è senza dubbio prendere coscienza della nostra condizione. Siamo il Paese in cui il cibo è sinonimo di convivialità, tradizioni e business, difficile trovare la giusta misura. Proprio per questo affidarsi a persone competenti come biologi nutrizionisti (sicuramente più preparati di improbabili personal trainer che si improvvisano esperti di alimentazione) è il primo passaggio per vivere la perdita di peso non come rinuncia ma come percorso di prevenzione utile alla nostra salute.

Se da un lato rappresentano una tentazione che ci mette in difficoltà, dall’altro sono proprio le nostre tradizioni culinarie a venirci in soccorso. In particolare la dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell'Unesco, se sapientemente modulata può diventare il nostro migliore alleato.

La dieta mediterranea – spiega Claudio Franceschi, docente emerito di Immunologia all'Università di Bologna, tra gli autori della ricerca della Fondazione Aletheia – rappresenta indiscutibilmente un elemento cardine per la salute dei cittadini poiché ha una serie di effetti favorevoli sulla composizione corporea, lo stato infiammatorio cronico caratteristico dell'invecchiamento ed anche su tutta una serie di parametri cognitivi". Valorizziamola, dunque! Lo studio evidenzia, infatti, come una riduzione del 20% delle calorie assunte da alimenti troppo processati e ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia 688mila malattie croniche entro il 2050 e far risparmiare 278 milioni di euro l'anno di spesa sanitaria: circa 7 miliardi nei prossimi 25 anni.

Insomma, se proprio non vogliamo fare attenzione all’alimentazione per la nostra forma fisica o per la nostra salute… facciamolo per le nostre tasche!


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