San Andreas, sotto gli effetti speciali niente

San Andreas, sotto gli effetti speciali niente

San Andreas, sotto gli effetti speciali niente


Il film americano di Brad Peyton non riesce a trovare una sua identità

San Andreas è un film che si inserisce nel genere catastrofico. Racconta la grande paura della California, che attende il Big One, il terremoto devastante che potrebbe distruggere città come Los Angeles e San Francisco a causa del movimento della faglia di Sant'Andrea. Non si può certo dire che l'inizio del film non catturi lo spettatore con la sequenza di un salvataggio in un crepaccio che tiene col fiato sospeso. Da questo punto in poi, però, la pellicola perde la propria identità. Sembra un fumettone creato ad arte per offrire un prodotto in 3D. La storia, molto americana, racconta di una famiglia divisa che proprio grazie alla catastrofe tenta di riunirsi. Il capofamiglia però, il mastodontico Dwayne Johnson di Fast and Fourios, ha un po' troppo le caratteristiche di un Rambo dei giorni nostri. Qualche azione eccessiva strappa anche un sorriso.

Si passa così da una peripezia in elicottero, a un'altra in aereo a un'altra ancora in motoscafo. L'unica parte della sceneggiatura credibile, con il solito bravissimo Paul Giamatti nei panni di uno scienziato che tenta di predire i terremoti, non viene per nulla approfondita. Un'occasione persa. Effetti speciali di alto livello certo, ma che riducono la pellicola a una sequenza di immagini di devastazione. Un po' poco per diventare un bel film catastrofico. I dialoghi sono assolutamente dimenticabili e i personaggi sani e salvi dopo tonnellate di cemento cadute, tsunami, strade crollate, fumo e incendi sono davvero poco credibili. Ridateci Titanic o L'alba del giorno dopo.  



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