Sanità, liste di attesa troppo lunghe, il 7,6% di italiani rinuncia alle cure
22 ottobre 2024, ore 16:30
I dati (riferiti al 2023) raccolti da Cittadinanzattiva: fino a un anno e mezzo per un ecodoppler
Le liste d'attesa sono ancora il problema più grande per gli italiani che si confrontano con il servizio sanitario e il loro impatto è così ampio da contribuire a indurre circa 1 italiano su 13 a rinunciare alle cure. A fornire questi dati è il Rapporto civico sulla salute presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva.
I tempi di attesa
I dati si riferiscono al 2023: per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, cioè da eseguire entro 120 giorni) si può aspettare 468 giorni; per una visita di controllo oncologica in classe non determinata si possono attendere 480 giorni; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve, da erogare entro 10 gg); 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraaortici in classe P; 437 giorni per un intervento di protesi d'anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B. I numeri fin qui elencati sono i tempi massimi segnalati dai cittadini (un totale di 24.043 segnalazioni) e non le attese medie. La questione cambia poco, però. Secondo l'indagine, nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e quasi due su tre (il 4,5%) lo fanno proprio a causa delle lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini. Le rinunce, inoltre, aumentano di più al Centro, dove in un anno si è passato dal 7,0% all'8,8%, e al Sud (dal 6,2% al 7,3%). Al Nord resta stabile il livello del 7,1%.Più risorse per la sanità pubblica"
Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha detto: "Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni". Cittadinanzattiva ha raccolto segnalazioni dei cittadini anche a proposito delle difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta, a causa dello scarso tempo a disposizione o di un deficit nelle informazioni che vengono fornite ai cittadini.Argomenti
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