15 dicembre 2024, ore 13:30
Il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati è intervenuto all'assemblea straordinaria delle toghe. Ha attaccato la riforma proposta dal Governo che ha definito uno 'strappo alla Costituzione'
ATTACCO ALLA MAGISTRATURA
"l’obiettivo è la frammentazione e l’indebolimento sia del Csm che della magistratura ". È quanto afferma il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, nella relazione all'assemblea straordinaria del sindacato delle toghe in relazione alla riforma della Giustizia. Ha attaccato il ministro Carlo Nordio suggerendogli di avere rispetto della funzione del magistrato, pur quando i giudici adottano provvedimenti sgraditi. E avverte che il divieto di pubblicazione integrale delle ordinanze per i giornalisti è un rischio, anche se non tecnicamente un bavaglio. Il presidente dell’Anm Conclude mettendo in guardia la società perché a suo dire Si apre un’epoca decisamente regressiva e una stagione del declino.
REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
Riguardo al possibile referendum sulla riforma costituzionale della giustizia invita il popolo ad esprimersi. "La gente farà le sue scelte. Io credo che, in una democrazia di qualità e autenticamente partecipata, contribuire al dibattito per ampliare l'orizzonte degli argomenti contrari o favorevoli sia la cifra di una democrazia vera - ha insistito - Poi la gente farà le sue scelte". "La democrazia ha i suoi meccanismi e le sue dinamiche, siamo d'accordo che si esprima il popolo. Speriamo che l'elettorato venga investito da una richiesta referendaria e siamo qui per cercare di trovare i mezzi con cui comunicare all'esterno gli argomenti contrari”.
IL DISAGIO CARCERARIO
"Nell'osservare la traiettoria delle riforme varate e dei progetti in divenire, si coglie il senso anche delle decisioni non prese” ha detto il presidente dei magistrati. “Mi riferisco specificamente all'assenza di interventi adeguati ad affrontare il grave tema del disagio carcerario” Santalucia sostiene che nonostante il tragico numero di suicidi in carcere da inizio anno, il Governo si ostina “a tacere delle pessime condizioni in cui, in relazione di ovvia specularità, opera il personale di polizia penitenziaria". "Le morti in carcere e le morti sui luoghi di lavoro dovrebbero scandire l'urgenza di riforme e impegni di risorse, su quel piano dovrebbero essere incalzati tutti gli operatori di giustizia – ha continuato - Su quel piano sì che risalterebbero le carenze del sistema giudiziario come servizio e sarebbe cogente e ineludibile uno sforzo collettivo, dei magistrati come e al pari degli altri, per restituire centralità, nella gestione dei fascicoli e nel computo dei numeri di statistiche e obiettivi, a costituzione invariata e integralmente praticata, alla persona e al senso di umanità che deve fare della giustizia, con una quotidiana tensione ideale da coltivare in ogni modo, il volto anche severo ma rassicurante di una comunità che non discrimina e non abbandona".