26 gennaio 2025, ore 12:35
Disposti i domiciliari per il boss della 'ndrangheta per motivi di salute: "Ha un male incurabile e aggressivo"
Ernesto Fazzalari (colpito “da un male incurabile e aggressivo”) va ai domiciliari. Il boss della ‘ndrangheta era stato arrestato a Molochio, in provincia di Reggio Calabria nel giugno 2016 quando era il latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro. La decisione dei domiciliari arriva dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna, dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi dell'avvocato Antonino Napoli, ha annullato ben tre ordinanze di rigetto del differimento della pena o della concessione della detenzione domiciliare, una emessa dal Tribunale di Sorveglianza di L'Aquila e due ordinanze emesse del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, in seguito al trasferimento del Fazzalari presso il centro diagnostico e terapeutico del carcere di Parma.
Da nove anni al 41 bis
Fazzalari era detenuto da nove anni al regime del 41 bis. Prima la condanna all’ergastolo, nel processo Taurus, poi la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria aveva disposto per lui la riduzione della pena a 30 anni di reclusione. Protagonista di una faida che negli anni Ottanta, aveva reso Taurianova il teatro di uno degli scontri più sanguinari tra le cosche di 'ndrangheta. Erano i tempi in cui, nella piazza del piccolo paese della Piana di Gioia Tauro, i boss tagliavano le teste per poi utilizzarle per il tiro al bersaglio. Con il fratello Domenico e il cugino Salvatore, Ernesto Fazzalari è uno dei massimi esponenti della cosca Avignone-Zagari-Viola.
Fra i latitanti più pericolosi era secondo solo a Messina Denaro
Era ricercato da più di vent’anni quando, nella Piana di Gioia Tauro, i carabinieri erano riusciti a catturarlo. Nell’elenco dei latitanti più pericolosi era secondo solo a Matteo Messina Denaro. Proprio durante la detenzione al carcere duro gli era stata diagnosticata una grave malattia. Da qui la misura dei domiciliari. "Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna - spiega il legale - concedendo la detenzione domiciliare ad Ernesto Fazzalari ha di fatto applicato il principio di civiltà giuridica che sancisce la prevalenza del diritto alla salute come garanzia della dignità del detenuto e dell'umanità della pena".