Scoperto nuovo crostaceo che presenta già residui di plastica
05 marzo 2020, ore 21:00
È stato chiamato “Eurythenes plasticus” per sottolineare il problema ormai diffuso nei nostri mari
La nuova specie di crostaceo in cui sono state rintracciati residui di plastica è stata chiamata “Eurythenes plasticus”. Questa nuova specie è stata scoperta dai ricercatori dell’Università di Newcastle negli abissi dell’Oceano Pacifico, nella Fossa delle Marianne, la più profonda con i suoi 10.900 metri. A renderlo noto è stato il WWF Italia che ha supportato la ricerca.
Residui di “polietilene tereftalato”
Quindi, da un lato c’è la gioia di aver trovato un nuovo tipo di crostaceo, dall’altro invece l’amarezza per aver individuato tracce di inquinamento da parte dell’uomo. Secondo la ricerca, nonostante la profondità in cui vive, alcuni individui di questo piccolo crostaceo caratterizzato dal corpo compresso lateralmente e un po’ arcuato, hanno ingerito residui di polietilene tereftalato, ossia un tipo di plastica usata in una grande varietà di prodotti di largo uso, dalle bottiglie per l’acqua agli indumenti sportivi.
Le parole del direttore del programma di conservazione WWF
Alan Jamieson, ricercatore capo presso l'Università di Newcastle, ha spiegato che è stato "deciso il nome 'Eurythenes plasticus' perché volevamo sottolineare il fatto che dobbiamo agire immediatamente per fermare lo 'tsunami' di rifiuti di plastica che si riversa nei nostri oceani".
Inoltre, il direttore del programma di conservazione di WWF Italia, Isabella Pratesi, ha affermato: “La specie appena scoperta Eurythenes plasticus ci mostra quanto siano gravi gli effetti della gestione inadeguata dei rifiuti di plastica”. “Specie che vivono nei luoghi più profondi e remoti della terra hanno già ingerito plastica prima ancora di essere conosciute dall'umanità. È nell'aria che respiriamo, nell'acqua che beviamo e ora anche negli animali che vivono lontano dalla civiltà umana", ha poi continuato. Infine ha rassicurato dichiarando che "non tutti gli individui della nuova specie ‘E. plasticus’ contengono plastica. Quindi, c'è ancora speranza che molti altri esemplari ne siano privi […]Per aiutare a proteggere le specie marine ed i loro habitat naturali, si sta lavorando, anche in Italia, per un trattato internazionale legalmente vincolante per porre fine all'inquinamento marino".