12 febbraio 2024, ore 17:30
I Democratici: “Con la paura e la repressione non si fa crescere un Paese e, soprattutto, non si aiutano i ragazzi. Lo diciamo con forza: la logica esclusivamente punitiva non può far parte del mondo dell’istruzione. Bisogna ripristinare un clima di dialogo”
Tolleranza zero contro le occupazioni a scuola. Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, oggi ha ribadito la linea dura del governo, in particolare auspicando la bocciatura per chi causa danni, e l'obbligo di risarcire per gli studenti che non siano estranei agli atti vandalici. Tant’è vero che il ministro ha annunciato una norma per far rispondere civilmente dei danni che sono stati cagionati. Lo ha fatto durante un sopralluogo al liceo Severi Correnti di Milano, dove un'occupazione ha causato danni quantificati in 70mila euro. Con banchi e cattedre distrutti, computer danneggiati, muri imbrattati e servizi igienici resi inagibili. Un evento che Valditara ha definito come un'azione militare, di guerriglia. Da qui il messaggio ai singoli istituti: “Se non si dà un segnale forte da un punto di vista disciplinare, vuol dire che la scuola non risponde in modo serio"-
PD
"Purtroppo per il ministro la risposta sanzionatoria sembra essere l'unica soluzione ad ogni problema presente nella scuola. Così davvero non si rende un buon servizio alla crescita del sistema di istruzione del nostro Paese". Lo afferma in una dichiarazione la responsabile nazionale scuola Pd e capogruppo in commissione Istruzione alla Camera Irene Manzi, commentando l'annuncio del ministro Valditara di prossime norme per codificare la responsabilità civile per danni per gli studenti che occupano edifici scolastici ed il suo personale favore a che tale nuova responsabilità per gli studenti sia anche accompagnata dall'obbligo disciplinare di bocciatura nei loro confronti.
Manzi
"La scuola - contesta Manzi a Valditara - è, prima di ogni altra cosa, una comunità educante dove si formano i cittadini di domani e non si può pensare di risolvere ogni problema che si verifica al suo interno introducendo nuovi reati e punendo indiscriminatamente gli studenti, tenuti addirittura all'onere della prova. Questo non significa essere buonisti o troppo permessivi ma, nel riconoscimento che eventuali responsabilità personali vanno sempre accertate e sanzionate se ci sono, rivendicare il ruolo principale della scuola che è quello di formare i cittadini di domani. E ogni eventuale sanzione all'interno della scuola deve avere questo obiettivo educativo davanti. Per questo si dovrebbe valorizzare sempre di più il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia, rendendolo una elaborazione sempre più partecipata e collettiva con l'obiettivo di ricostruire il dialogo necessario tra scuola, studenti, genitori e rifondare la fiducia nella scuola. Si dovrebbe operare per costruire progetti di comunità educante. Non si può pensare che la repressione sia l'unico strumento efficace per il processo di maturazione e crescita degli studenti e per ripristinare un clima di reale e proficuo confronto all'interno della scuola. Chi danneggia già oggi viene punito: ciò che occorre, valorizzando l'autonomia che caratterizza ogni scuola, è lavorare per ripristinare un clima di dialogo e confronto reciproco, per la serenità della comunità scolastica, senza affidarsi a misure propagandistiche che cavalcano le notizie del giorno".
Malvasi
"Il panpenalismo del governo - fa eco la deputata dem Ilenia Malvasi - l'unica risposta che hanno per ogni questione. Ma con la paura e la repressione non si fa crescere un Paese e, soprattutto, non si aiutano i ragazzi. Lo dico con forza: la logica esclusivamente punitiva non può far parte della scuola. La proposta di Valditara, che tra l'altro mette sullo stesso piano chi occupa e chi danneggia, è irricevibile e dimostra come l'unica ricetta di questo governo per affrontare i problemi del Paese sia intervenire penalmente". "La scuola di Valditara - conclude - non educa ma obbliga a dei comportamenti senza sviluppare percorsi di crescita ed educazione dei ragazzi che ora non hanno più neppure il diritto di protestare. Bisogna investire sulla scuola come luogo di educazione, di formazione, di crescita, di sviluppo della coscienza critica e dei diritti di cittadinanza. Lungi da me giustificare chi compie atti di danneggiamento o violenza, ritengo che una scuola fondata solo sulla punizione e la repressione fallisca nella sua missione educativa".
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