Scuole superiori occupate dagli studenti che non vogliono la didattica a distanza, la polemica non si placa

Scuole superiori occupate dagli studenti che non vogliono la didattica a distanza, la polemica non si placa

Scuole superiori occupate dagli studenti che non vogliono la didattica a distanza, la polemica non si placa


A Milano ancora licei occupati, la protesta aumenta, "avete in mano il nostro futuro, ce lo avete tolto"

Districarsi nella giungla della polemica sulla scuola è diventato abbastanza difficile. A Milano gli studenti stanno continuano la loro protesta contro la didattica a distanza. Dopo il Manzoni occupato martedì, questa mattina alcune decine di studenti che fanno parte dei collettivi studenteschi hanno occupato due licei, il classico Tito Livio e lo scientifico Severi-Correnti. La richiesta pressante è quella di tornare a scuola in presenza il prima possibile.


Tar dell'Emilia-Romagna contro Bonaccini

Sempre oggi, intanto, il Tar dell'Emilia-Romagna ha sospeso l'efficacia dell'ordinanza dell'8 gennaio 2021 con cui il presidente Bonaccini aveva disposto la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori fino al 23 gennaio. Il ricorso era stato presentato da 21 genitori ed è stato accolto. Al liceo Tito Livio, nel pieno centro storico di Milano, sono circa una trentina gli studenti che hanno occupato il cortile della scuola per manifestare contro la didattica a distanza. Gli studenti del liceo Severi, in zona Sempione, hanno posizionato i loro banchi nel cortile dell'istituto per seguire le video lezioni e sulla facciata della scuola è stato appeso lo striscione con la scritta "Avevate in mano il nostro futuro e ce l'avete tolto".


Cresce la polemica

La polemica si inasprisce giorno dopo giorno, quasi seguendo la crescita delle curva del contagio. Ha senso riaprire le scuole di ogni ordine e grado in presenza quando molte regioni, probabilmente, andranno in zona rossa? Forse bisognerebbe essere più cauti; le posizioni sono ben distinte. Da una parte c’è chi dice che, continuando a mantenere a casa gli studenti, si tolga socialità e si contravvenga, soprattutto, al vero valore dello spirito scolastico. Dall’altra parte ci sono i falchi, cioè coloro i quali asseriscono che i contagi stanno aumentando anche a causa dell’apertura delle scuole, e che, ancora qualche mese di didattica a distanza non causerebbe troppi danni, rispetto a quelli, eventualmente, già causati.


Cosa fare?

Noi, in realtà, siamo nella posizione di mezzo. Tutto quello che si riesce a fare, tenendo d’occhio la curva dei contagi, deve essere obbligatoriamente fatto anche per le scuole superiori. Le due posizioni possono tranquillamente trovare una via di mezzo. È chiaro che la riapertura delle scuole non può essere un problema regionale, ma debba, per forza di cose, essere una questione che si decida a Roma. Altrimenti ci troveremmo, a giugno, studenti che hanno seguito le lezioni solo in dad ed altri che abbiano avuto la possibilità di partecipare a lezioni in presenza.


Cosa accade in Europa? 

Proviamo a cercare di capire cosa accade sta accadendo negli altri paesi europei, che, più o meno, hanno i nostri stessi numeri rispetto al covid. In Gran Bretagna, dove i positivi sono pericolosamente aumentati le scuole sono chiuse fino a febbraio. In Germania la linea è durissima. Solo didattica a distanza almeno fino a fine gennaio. Lo ha deciso il cancelliere Angela Merkel, e punto, non si discute. In Olanda, Austria, Polonia, tutti a casa. Tra qualche giorno, invece, si riprende in Slovenia, Croazia, Slovacchia e Russia dove sono state allungate le feria natalizie. Non è stato ancora deciso se in presenza o se in dad. In quattro paesi sembra che la pandemia non abbia inciso nel settore istruzione: in Francia, Belgio, Spagna e Portogallo nulla è mai cambiato. Tutti a scuola sempre.


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