08 giugno 2022, ore 18:30
Morte come conseguenza di altro reato, lesioni e stalking: questa la sentenza per Marco Venturi, il fidanzato della stilista Carlotta Benusiglio, trovata impiccata nella notte del 31 maggio 2016 su un albero dei giardini di piazza Napoli, a Milano
Il gup di Milano Raffaella Mascarino ha condannato a sei anni Marco Venturi riqualificando l'accusa di omicidio volontario, lesioni e stalking in "morte come conseguenza di altro reato" per Carlotta Benusiglio, l'ex fidanzata di 37 anni trovata senza vita in piazza Napoli a Milano la mattina del 31 maggio del 2016. ll gup non ha riconosciuto l'omicidio volontario, ma ha sostenuto la responsabilità di Venturi nella morte dell'ex compagna e ha riconosciuto il risarcimento per la sorella Giorgia e la madre Giovanna Palazzi, parti civili nel processo con rito abbreviato, pari a 200mila euro a testa. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni, ma la sentenza per i legali di parte civile, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, "riconosce la responsabilità di Venturi. Probabilmente il giudice ha immaginato che la condotta precedente, lo stalking o quanto avvenuto quella sera, abbia determinato la morte di Carlotta. Non ci interessa il risarcimento economico, ma che sia stata riconosciuta la responsabilità dell'imputato". Una sentenza contro cui i difensori, i legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli possono fare ricorso.
Indagine travagliata
Contro Venturi il pm aveva chiesto 30 anni di carcere sostenendo che la sera del 31 maggio 2016 la coppia ha litigato, lui l'avrebbe strangola e avrebbe inscenato l'impiccagione lasciandola adagiata a un albero nei giardini di piazza Napoli, con una sciarpa intorno al collo. Una ricostruzione che non ha convito il giudice che ha riqualificato il reato, aggiungendo un altro colpo di scena a un'indagine piuttosto travagliata che ha visto avvicendarsi tre pubblici ministeri. Venturi è passato dall'essere persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a essere indagato per istigazione al suicidio e poi omicidio volontario aggravato con l'ipotesi di aver strangolato la fidanzata. Se gli investigatori, all'inizio, propendevano per l'ipotesi di un 'banale' suicidio, le successive consulenze della procura e svolte anche da esperti incaricati dai familiari della vittima hanno portato ad altre considerazioni. A sei anni dalla morte di Carlotta arriva la prima sentenza.