Sequestrati beni per 1,5 milioni di euro a imprenditore ritenuto vicino alla 'ndrangheta, attivo nel bolognese
Sequestrati beni per 1,5 milioni di euro a imprenditore ritenuto vicino alla 'ndrangheta, attivo nel bolognese
05 gennaio 2022, ore 13:00
Operazione della Direzione investigativa Antimafia contro un imprenditore operante nel settore dell'edilizia; secondo quanto hanno appurato le indagini, attraverso le proprie ditte, favoriva la consorteria emiliana
Maxi sequestro a imprenditore edile
La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bologna nei confronti di un imprenditore operante nel settore dell'edilizia in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Liguria. Il Tribunale felsineo, a seguito dei risultati delle indagini, corroborate anche dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia che lo hanno indicato come appartenente al sodalizio 'ndranghetistico emiliano e pienamente partecipe dell'attività della consorteria, ha ritenuto sussistere un giudizio di pericolosità sociale di tipo ''qualificato''.
Imprenditore in affari in molte regioni
Secondo le indagini lunghe e complesse effettuate dagli uomini della DIA, l'uomo, originario di Cutro, in provincia di Crotone ma residente a Cremona, sin dalla metà degli anni '90, è stato uno dei soggetti più in vista di una ''batteria delle giovani leve'' della 'ndrangheta, per poi giungere di recente a esercitare il ruolo di imprenditore mafioso a disposizione della consorteria emiliana. Le indagini hanno consentito di rilevare come mettesse le proprie ditte e società, spesso intestate a compiacenti prestanome, secondo la consolidata strategia della cosca, a disposizione degli interessi della 'ndrangheta per l'esecuzione di lavori edili finalizzati all'infiltrazione nell'economia locale e nazionale, e per il compimento di operazioni di falsa fatturazione, finalizzate all'arricchimento della consorteria mafiosa e dei vari sodali.
Maxi sequestro di beni
Il provvedimento, emesso su proposta congiunta del procuratore di Bologna e del direttore della Direzione Investigativa Antimafia, ha riguardato 5 società con i relativi compendi aziendali, 6 beni immobili, due auto e numerosi rapporti bancari per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro che erano nelle disponibilità dell'imprenditore.