20 dicembre 2022, ore 10:56
L'ex attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea ha 58 anni, dal 2017 soffre di un tumore al pancreas. La madre 87enne lo ha raggiunto a Londra, la scorsa settimana le dimissioni dalla nazionale
MOMENTO DELICATO
Le condizioni si sono aggravate. Gianluca Vialli è stato di nuovo ricoverato in ospedale a Londra, dove vive da venti anni. E’ nella clinica dove già aveva sostenuto i cicli di chemioterapia per il tumore al pancreas che lo ha aggredito nel 2017. Segnali negativi erano arrivati la scorsa settimana, quando l’ex attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea aveva lasciato la carica di capodelegazione della nazionale italiana, aveva scritto: “voglio utilizzare tutte le energie psicofisiche per superare questa fase delicata della malattia”. La madre 87enne ieri ha lasciato Cremona ed è partita per Londra per stare vicino al figlio. Al cui fianco ci sono la moglie e le due figlie. In queste ore sono numerosi i messaggi di amici, ex compagni si squadra, semplici tifosi per fare coraggio al campione che da cinque anni sta lottando contro il cancro.
IN LOTTA DA CINQUE ANNI
La memoria torna all’11 luglio 2021, Wembley. L’Italia ha appena vinto gli Europei, Gianluca Vialli e Roberto Mancini si stringono in un abbraccio: lungo, intenso, commovente. C’è dentro il riassunto di una vita. I due hanno giocato insieme regalando alla Sampdoria uno storico scudetto e una finale di Coppa dei Campioni. In campo li chiamavano i gemelli del gol, fuori sono stati più che fratelli. Un rapporto che è proseguito quando Vialli è andato a vincere tutto prima alla Juventus poi al Chelsea. Un rapporto che si è ulteriormente saldato quando nel 2017 a Vialli è stato diagnosticato un tumore al pancreas. La battaglia dura da più di cinque anni, con gli alti e bassi che caratterizzano i calvari di questo tipo. In un primo momento Vialli ha tenuto nascosta la malattia, magari indossando un maglione sotto la camicia per mascherare il deperimento. Poi però si è raccontato, con sincerità e umanità. Ha parlato del cancro come di un ospite di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Nato nel 1964, ha mosso i primi passi nella Cremonese, la squadra della sua città. Gianni Brera lo ribattezzò Stradivialli, accomunandolo a un violino unico e pregiato: un attaccante formidabile, un giocatore intelligente, un uomo per bene e per un paio d'anni è stato anche allenatore. Ha fatto, con garbo e arguzia, il commentatore televisivo. Poi – già malato- è stato dirigente azzurro, fino all’abbraccio di Wembley.