08 gennaio 2021, ore 13:00 , agg. alle 16:15
La zona era attenzionata, dicono i geologi, nessuna vittima solo perché il crollo è avvenuto all'alba
È quella che si definisce “una tragedia sfiorata”. Un'ampia voragine si è aperta nel parcheggio dell'ospedale del Mare, nella periferia est di Napoli. Potrebbe essere riconducibile a un cedimento determinato da infiltrazioni. È profonda una ventina di metri ed è ampia circa 2000 metri quadrati. Il fatto, fortunatamente, è accaduto all'alba di oggi.
La tragedia sfiorata
Se la voragine si fosse aperta qualche ora più tardi avrebbe inghiottito autovetture e persone e non saremmo qui a parlare d’incuria, ma di tragedia. Il fatto è accaduto lontano dal Covid center e ad un centinaio di metri dal primo edificio della struttura ospedaliera. È esclusa la natura dolosa della voragine che si è aperta nel parcheggio. Lo dice una nota dell'Asl Napoli 1. In tutto l'Ospedale del Mare, per qualche ora, si interrotta l'alimentazione elettrica ma il presidio è alimentato dai gruppi elettrogeni che garantiscono la piena operatività della struttura.
Il parere dei geologi
È del gennaio del 2020 l'allarme lanciato dai geologi sul rischio voragini in Italia, durante un convegno dedicato a voragini e cavità sotterranee organizzato da Ispra, Sigea e Società geografica Italiana. In quell'occasione, dopo Roma risultava essere Napoli la città più a rischio, "un dato che confermiamo oggi, ma un anno da quel convegno nulla è stato fatto. Esistono delle mappature che individuano le aree a maggior rischio sprofondamento ma non essendo stato fatto nulla non posso far altro che confermare questa problematica". A dirlo è Gaetano Sammartino, geologo e presidente della sezione Campania della Società Italiana Geologia Ambientale.
Mancano i fondi per intervenire
Mappature che "restano sulla carta - aggiunge il geologo campano - come gran parte delle conoscenze che acquisiamo: si sa ma non si interviene, vuoi per mancanza di fondi vuoi per mancanza di organizzazione da parte degli amministratori che non sono molto sensibili a intervenire. Un punto doloso di cui ci ricordiamo purtroppo solo quando avvengono questi eventi e quando tutto si calma non se ne parla più". Più volte è stato lanciato l'appello alle amministrazioni a inserire la figura del geologo nella propria compagine, un appello "rimasto sempre lettera morta. Io ho sempre parlato di 'geologo condotto', ma non ho mai raccolto alcun interesse e invece ritengo importantissimo anzi fondamentale avere questa figura. Un geologo che riesce a capire e prevenire gli eventi sarebbe di fondamentale importanza per la sicurezza e la pubblica e privata incolumità", conclude.
Il territorio italiano
Che il territorio italiano sia a rischio idrogeologico non lo scopriamo certo oggi. Ogni due anni l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale presenta il Rapporto nazionale sulla situazione del dissesto idrogeologico nel Paese. Gli ultimi dati disponibili sono quelli presentati alla Camera dei deputati nel luglio del 2018, secondo il quale è a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio .Una situazione gravissima che torna alla ribalta solo quando, invece di una voragine come quella di oggi, dobbiamo contare i morti.