Si celebra oggi la giornata mondiale per la libertà di stampa, concetto sconosciuto in Russia
Si celebra oggi la giornata mondiale per la libertà di stampa, concetto sconosciuto in Russia
03 maggio 2022, ore 16:30
La guerra in Ucraina ha marcato la differenza tra paesi dove c'è libertà di espressione e dove invece c'è una sola possibile verità. A Roma si possono esprimere opinioni diverse, a Mosca no. L'Italia è al 58esimo posto della classifica sulla libertà di stampa, vince la Norvegia
LE BUGIE DELLA GUERRA
Le celebrazioni per la giornata mondiale per la libertà di stampa arrivano in un periodo che ha riportato questo tema in primo piano. La prima vittima della guerra è la verità, si dice. Lo stiamo vedendo a Mosca. Noi in Italia siamo liberi di scrivere che la Russia è un aggressore ( violento e spietato) e l’Ucraina è una vittima ( che si difende come può). Ma se qualcuno la pensasse in modo opposto sarebbe libero di scriverlo. O di andare in tv a esprimere le sue opinioni. L’altra sera, una televisione italiana del Gruppo Mediaset, ha ospitato senza contraddittorio il delirante comizio del ministro degli esteri russo Lavrov, che tra l’altro ha sostenuto che Hitler fosse ebreo. In Russia non è così, non c’è pluralismo, ma una sola voce dettata dal Cremlino: la guerra non si chiama guerra ma operazione speciale e i carnefici vengono dipinti come salvatori. Chi sostiene il contrario, viene zittito. Con le buone o con le cattive. Già anni fa, quando da qualcuno veniva considerato uno statista, Putin aveva già l’allergia al dissenso. La storia di Anna Politovskaya, giornalista fatta uccidere da sicari armati dal governo, è lì a dimostrarlo.
TERMOMETRO DI LIBERTA'
Anche dove c’è libertà di stampa, fare il giornalista può essere pericoloso. I reporter che vanno a fondo, che non si fermano alla prima risposta, danno fastidio. E c’è chi – per fare bene il proprio lavoro- rischia la propria incolumità. Lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che per l’occasione ha scritto: “La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese. Ce lo insegnano in questi giorni i drammatici avvenimenti della guerra in Ucraina. E' compito della comunità internazionale ai vari livelli rendere effettivi questi diritti. La Giornata mondiale della libertà dell'informazione indetta da Onu e Unesco si apre quest'anno con un bilancio purtroppo drammatico. Sono 24 i cronisti uccisi nel 2021 e quasi 500 gli imprigionati. Un dato destinato a salire con la guerra di aggressione della Federazione Russa all'Ucraina, attualmente in corso. Su di essi intensa deve essere l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale. Si tratta di un prezzo altissimo pagato da chi è chiamato a onorare con coerenza la professione: essere testimoni di verità, attraverso le parole, le immagini. Testimoni che hanno talvolta pagato con la loro vita l'esposizione dei fatti, spesso scomodi per i poteri costituiti, dando voce al pluralismo vitale della società, senza il quale saremmo tutti più poveri e meno liberi. Testimoni di libertà che hanno voluto rendere effettiva quella di espressione, coscienti di come una cittadinanza consapevole, attiva, capace di confrontarsi e approfondire, passa attraverso il loro servizio".
ITALIA INDIETRO NELLA CLASSIFICA
Anche il Papa ha voluto dedicare un pensiero ai giornalisti che si sono esposti a rischi per fare bene il loro lavoro ed informare in modo completo la popolazione. In un tweet il Pontefice ha scritto: “In questa Giornata della #LibertàdiStampa, #PreghiamoInsieme per i giornalisti che hanno pagato di persona, con la vita o con il carcere, per servire questo diritto. Un grazie speciale a quanti di loro, con coraggio, ci informano sulle piaghe dell'umanità". Nella annuale classifica stilata da “Reporter senza frontiere” l’Italia figura al 58esimo posto della graduatoria mondiale per la libertà di stampa: non siamo la Russia, ma anche da noi c’è tanta strada da fare. I paesi nordici, come spesso capita, sono molto avanti. In testa alla classifica c’è la Norvegia, davanti alla Danimarca e alla Svezia.