#STANDWITHSALMAN Le conseguenze dell’attentato a Salman Rushdie
#STANDWITHSALMAN Le conseguenze dell’attentato a Salman Rushdie
19 agosto 2022, ore 18:47 , agg. alle 16:11
A una settimana dall’attentato allo scrittore indiano Salman Rushdie, la comunità internazionale si riunisce a New York per difendere la libertà di parola e, di conseguenza, di scrittura
Dalle 11 del mattino – le 17 italiane – di oggi, 19 agosto, si sta tenendo a New York un incontro tra amici, colleghi, scrittori e lettori dedicato alla condivisione di brani selezionati dalle opere di Rushdie, in segno di solidarietà.
STAND WITH SALMAN: DEFEND THE FREEDOM TO WRITE
A seguito dello sconvolgente attentato a Salman Rushdie, avvenuto lo scorso venerdì 12 agosto, la comunità internazionale si è mobilitata per gridare il proprio sdegno e sostegno: lo scrittore viene infatti celebrato nella giornata odierna come esempio di coraggio e come portavoce della libertà di espressione, diritto fondamentale che il mondo della letteratura difende e rappresenta. Tutto ciò accade a New York in queste ore. A mettere in piedi l’evento dedicato a Rushdie è PEN America, organizzazione no-profit dedicata alla difesa e alla celebrazione della libertà di espressione negli Stati Uniti e nel mondo, che difende gli scrittori perseguitati e promuove la cultura letteraria. In collaborazione con la New York Public Library e la Penguin Random House, presentato in partnership con House of SpeakEasy, PEN America ha organizzato una giornata di incontri tra scrittori, amici, colleghi e lettori, riuniti per condividere la lettura di alcuni estratti dalle opere dell’autore, principalmente noto a livello internazionale per romanzi come I figli della mezzanotte, La caduta dei Golden, ma soprattutto per I versi satanici. È possibile seguire l’evento attraverso un video in diretta su YouTube, il cui link è reperibile sulla pagina internet di PEN America. Questo il messaggio presente tra i dettagli dell’evento: “gli scrittori di tutto il mondo sono solidali con Salman Rushdie e celebrano i suoi straordinari risultati letterari, il coraggio imperterrito e l'instancabile difesa della libertà di espressione e della difficile situazione degli scrittori in pericolo di tutto il mondo”. Tra i partecipanti ci sono anche scrittori come Paul Auster (autore di Follie di Brooklyn, 4321) e Colum McCann (Questo bacio vada al mondo intero).
SALMAN RUSHDIE E L’ODIO ESTREMISTA
La fatwa lo perseguitava da più di vent’anni: nel 1989 l’ayatollah Khomeini condannò a morte Salman Rushdie, reo di aver scritto un’opera blasfema, I versi satanici. Sulla sua testa, anche una taglia di 3 milioni di dollari. A seguito della fatwa, Rushdie ha vissuto sempre in movimento e sotto protezione. Eppure, questo non è bastato: 33 anni dopo lo scrittore è stato vittima di un attacco sul palco del Chautauqua Insitution, nello stato di New York, dove si trovava per tenere una conferenza. Ad aggredirlo è stato il 24enne Hadi Matar, non in ocontatto con i pasdaran iraniani ma ammiratore dell’ayatollah. “Ha attaccato l’Islam, non è una brava persona”, ha dichiarato l’attentatore. Dieci coltellate hanno ferito Rushdie in vari punti (occhio, braccio, addome, fegato). Lo scrittore è attualmente ricoverato. Sebbene sia riuscito a lungo a sfuggire alle minacce dei fanatici, già molti nell’ambiente editoriale avevano scontato il prezzo di essere legati al romanzo maledetto, I versi satanici: nel 1991 il traduttore italiano del libro fu pugnalato nella sua abitazione; nello stesso anno, il traduttore giapponese venne ucciso a Tokyo; due anni dopo toccò all’editore norvegese, ferito a colpi di arma da fuoco. L’attentato a Salman Rushdie ci riporta alla memoria i terrificanti tempi di Charlie Hebdo, tempi in cui abbiamo avuto paura di credere diversamente, di raccontare diversamente, di parlare diversamente. In modo molto banale, abbiamo avuto una anacronistica paura del diverso. Oggi questa paura si è riaffacciata. Eventi come quello in onore di Salman Rushdie, tuttavia, ci ricordano che l’arte è veicolo delle tante verità che animano la realtà, dei loro incroci e contrasti, delle loro metamorfosi. L’arte celebra e valorizza il diverso. Non è un caso, dunque, che durante l’evento in corso a New York si siano spese poche, efficaci parole per sottolineare la gravità dell’accaduto, che possiamo riassumere più o meno così: al tempo, il mondo si unì dicendo e scrivendo “je suis Charlie”, oggi gridiamo “nous sommes Salman”.