26 gennaio 2022, ore 11:41 , agg. alle 13:08
A sparare Angelo Tardino, 48 anni, che ha ucciso il fratello, la cognata e i loro due figli di 11 e 15 anni. A scatenare la furia omicida una lite familiare per questioni ereditarie legate alla divisione di alcuni terreni. l'uomo si è sparato mentre era al telefono con i carabinieri che tentavano di convincerlo a costituirsi. E' deceduto poco dopo il ricovero
I contorni della vicenda sono ancora tutti da chiarire, di certo c’è il numero delle vittime della strage familiare avvenuta questa mattina in provincia Agrigento: 5 i morti, tra questi anche due ragazzini di 11 e 15 anni, e lo stesso il killer, che si è sparato con la stessa arma usata per il delitto ed è spirato poco dopo il ricovero. Tutto è avvenuto in un appartamento di via Rieti, a Licata. Secondo le prime informazioni, a scatenare la furia omicida sarebbe stata una lite familiare per questioni economiche. Una scintilla che avrebbe spinto un uomo, Angelo Tardino, 48 anni , a uccidere a colpi di pistola il fratello Diego, la cognata Alexandra e i loro due figli , Alessia e Vincenzo. Poi la fuga dall’abitazione in stato di choc. I carabinieri, allertati dalla moglie del killer, hanno subito fatto scattare la caccia per le vie del paese. Una caccia che è durata poco: Tardino è stato infatti trovato in fin di vita nella sua vettura in una strada distante dal luogo della strage , in contrada Safarello. Un' eliambulanza lo ha trasportato in condizioni critiche al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta, dove è deceduto poco dopo
Le indagini
Gli inquirenti, coordinati dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto avvenuto e ultime ore di vita di Tardino. Secondo quanto riferito da alcuni vicini di casa delle vittime, negli ultimi tempi i litigi in famiglia erano diventati frequenti. Alla base pare ci fossero questioni ereditarie legate alla divisione di alcuni terreni usati per la coltivazione di carciofi. Secondo le prime informazioni acquisite dagli investigatori, subito dopo la strage, il 48enne si è recato dalla moglie alla quale avrebbe confessato il delitto e alla quale avrebbe manifestato la volontà di costituirsi. Qualcosa però l’avrebbe spinto a cambiare idea e a decidere di togliersi la vita con la stessa arma usata per la strage, una pistola calibro 9 regolarmente detenuta e ora sequestrata. Il suicidio è avvenuto mentre Tardino era al telefono con i carabinieri che tentavano di convincerlo a consegnarsi alle forze dell’ordine.