06 gennaio 2021, ore 17:00 , agg. alle 10:58
La donna, madre di tre figli, scomparve misteriosamente il 6 maggio del 2016, da sempre si è pensato a un possibile coinvolgimento dell'ndrangheta
Nel giorno della festa dell'Epifania è arrivata una svolta nelle laboriose indagini sulla scomparsa dell'imprenditrice Maria Chindamo, sparita mentre si trovava nei pressi dei sui terreni a Limbadi, in Calabria, il 6 maggio del 2016.
Le parole di un pentito
Il collaboratore di giustizia Antonio Cossidente, ex componenente del clan dei Basilischi della Basilicata, ha raccontato che Maria Chindamo è stata uccisa e che il suo corpo è stato dato in pasto ai maiali o è stato macinato con un trattore. Parole forti che confermano la notizia a cui la famiglia dell'imprenditrice si era già rassegnata, cioè che la donna non fosse più in vita. Cossidente ha fornito queste informazioni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Maria Chindamo, che aveva 42 anni ed era madre di tre figli, sarebbe stata uccisa per punizione perchè si sarebbe rifiutata di cedere un terreno a Salvatore Ascone, legato alle cosche dell'ndrangheta della zona, già indagato per l'omicidio. A raccontare a Cossidente i fatti legati alla scomparsa di Maria Chindamo sarebbe stato Emanuele Mancuso, figlio del boss Pantaleone.
La vicenda Chindamo
La storia di Maria Chindamo è quella di una donna forte, che, dopo la morte del marito per suicidio, ha deciso di lasciare lo studio di commercialista e di diventare imprenditrice agricola. Madre di tre figli, la donna è morta a un anno esatto da quando il marito si era tolto la vita e spesso si è parlato di una possibile punizione da parte di persone vicine all'uomo, Ferdinando Punturiero, che si sarebbe suicidato perchè non accettava che il matrimonio fosse finito. La svolta di oggi, invece, se confermata, fa pensare a un attrito nato nell'ambiente lavorativo della Chindamo. La mattina del 6 maggio 2016, la donna uscì di casa presto per andare ai suoi terreni di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Uno dei suoi operai trovò la sua auto ancora accesa, sporca di sangue, nei pressi del cancello della proprietà agricola. Della donna nessuna traccia. Sparita nel nulla.
La famiglia non si è mai arresa
La famiglia di Maria Chindamo, con costanza e determinazione, è riuscita a far parlare del caso sui media, denunciando il fatto che la donna potesse essere stata uccisa anche con il coinvolgimento della criminalità organizzata. Per lei combattono da anni i suoi tre figli, il fratello Vincenzo e l'anziana madre. Il fratello e sua moglie si sono presi cura in tutti questi anni dei figli dell'imprenditrice, rimasti nel giro di un solo anno senza madre e senza padre. L'uomo indagato, Salvatore Ascone, è il proprietario della tenuta posizionata esattamente davanti a quella della Chindamo. Gli inquirenti hanno cercato di recuperare le immagini delle telecamere della casa di Ascone, ma quel giorno il sistema di registrazione non era in uso. L'ipotesi è che sia stato appositamente manomesso perchè non potesse essere recuperato il video dell'aggressione. Per questo è indagato un operaio rumeno.
Argomenti
Calabria
Maria Chindamo
omicidio
pentito
scomparsa
svolta nelle indagini