Tax credit, ecco cosa tratta la nuova legge sul cinema di cui si parla tanto
10 settembre 2024, ore 15:00
Prima Nanni Moretti da Venezia, poi Muccino. Sono in tanti i cineasti che si scagliano contro la legge promossa dall’ex ministro Sangiuliano
In questi giorni, complici le polemiche innescate dalla vicenda Sangiuliano-Boccia, si sono riaccesi i riflettori sulla nuova legge sul cinema che, secondo alcuni addetti dell’industria audiovisiva non sarebbe per nulla soddisfacente. In realtà la notizia non è fresca di giornata, anzi. Le discussioni in merito alla riforma si protraggono da ormai mesi e mesi, ma il dibattito ultimamente si è infuocato anche grazie alle dichiarazioni che il regista Nanni Moretti ha lanciato dalla sala grande del Palazzo del Cinema di Venezia, a cui poi hanno fatto seguito quelle ancora più esplicite di Gabriele Muccino. Ma di cosa parla questa legge che improvvisamente è tornata al centro del dibattito?
CHE COS'È?
Il tax credit per il cinema rappresenta un importante strumento per consentire alle imprese cinematografiche di gestire i propri debiti fiscali e previdenziali. Nato nel novembre del 2016 grazie ad un accordo tra banca etica e CNA, questo sostegno finanziario ha subito diverse evoluzioni e molteplici cambiamenti nel corso del tempo. La nuova legge di bilancio 2024 ha introdotto delle modifiche alle disposizioni, con l’obiettivo dichiarato di arginare gli sprechi di denaro con tagli netti e mirati.
COSA PREVEDE LA LEGGE 2024?
Stando al documento pubblicato sul sito ufficiale, il Fondo per il cinema e l’audiovisivo ora può destinare le risorse solo a specifiche tipologie di contributi. È stata confermata l’aliquota ordinaria del 40% per le imprese di produzione, ma è stata introdotta la possibilità di stabilire aliquote diverse o escludere l’accesso al credito d’imposta in base alle risorse disponibili e alle dimensioni delle imprese coinvolte.
Per le imprese dell’esercizio cinematografico, sono state definite percentuali minime e massime di spese riconosciute per il credito d’imposta, con un’aliquota massima del 60% per le piccole e medie imprese. Per il potenziamento dell’offerta cinematografica è possibile ottenere un credito d’imposta fino al 60% dei costi di funzionamento delle sale, con una differenziazione tra grandi imprese e piccole/medie imprese. Alcune modifiche hanno escluso i titolari di reddito di impresa dal ricevere il credito d’imposta se non appartengono al settore cinematografico e audiovisivo.
Sono stati stabiliti limiti di importo, aliquote e modalità di applicazione del credito d’imposta attraverso un decreto interministeriale. Le disposizioni di attuazione prevedono sanzioni per i soggetti incaricati della certificazione dei costi che rilasciano dichiarazioni mendaci. Sono state inoltre apportate modifiche alle disposizioni sui contributi selettivi e sulla promozione, con l’istituzione di commissioni per valutare la qualità delle opere.
LE PAROLE DI MUCCINO
Tra gli scontenti della nuova riforma c'è appunto Gabriele Muccino che ha fatto eco alle dichiarazioni di Moretti dal palco della Mostra del Cinema. Muccino spiega che la legge non funzionerà perché:
Fondamentalmente sopra una certa cifra – troppo incongruente, visto quello che prendono attori e autori affermati – limita fortemente l’accesso al tax credit per tutto ciò che nel budget è indicato come “sopra la linea” (ossia i costi degli autori, registi e attori). In pratica con quel tetto lì, se dovessi fare un film in Italia con attori americani, i produttori potrebbero scaricare in Italia ben poco del loro compenso, il che comporterebbe andare a girare il film altrove in Europa, con tutti i vantaggi che c’erano in Italia fino a un anno fa".